Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

Salirono di nuovo le scale tornando su quello che ora poteva essere considerato il tetto della stanza di legno. Il nano sorrise all'agaro e augurò: "Buon lavoro allora..."
Da terra Lothran disse: "Su scendi che c'è ancora un bel po' di minierale da scavare e trasportare prima di tornare a casa..."

"Bene.". Cercò di riattraversare la passerella: ora che non era sbilanciato da nessun peso, poteva permettersi un'andatura più veloce.

Forse fu eccessiva sicurezza, o magari un movimento imprevisto della nave, o qualche macchinazione oscura di quegli umanoidi bassi, ma improvvisamente l'agaro si sbilanciò in modo irreparabile e un momento dopo si trovò ad afferrare la passerella con le mani stando appeso sotto di essa. Coi piedi sfiorava la superfice dell'acqua e la sentiva scorrere vigorosa.
Entrambi i nani che erano con lui dissero qualcosa nella loro lingua ad alta voce, forse imprecazioni e si precipitarono verso la passerella.

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A te scegliere se restare appeso, che richiede solo una certa forza ed aspettare che i nani ti aiutino a risalire (sempre che vogliano farlo davvero) o cercare di dare un colpo di reni e risalire da solo (che però richiede anche un certo equilibrio ed un po' di fortuna).

Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Sudore freddo gli imperlava la fronte, mentre l'orgoglio si faceva strada nella sua mente per trovare l'agilità e la forza necessaria a risalire sull'improvvisato e instabile ponticello.

Mentre l'agaro faceva forza sulle braccia per cercare di issarsi i due nani arrivarono quasi contemporaneamente alle estremità della passerella, bloccandola col loro peso per evitare che appesantita dal peso del giovane barbaro da un lato potessere capovolgersi. Baroth quasi ci si sdraiò sopra per allungare un braccio verso l'agaro e aiutarlo nella risalita.
Non era una passeggiata, visto che né lui era una piuma né la sua armatura era priva di peso. Comunque mentre faceva forza sulle braccia per sollevarsi Hvergelmirsen capì che era in grado di farcela anche da solo, a patto che passerella non si rovesciasse mentre ci provava.

Vista la difficoltà dei nani nel tenere la passerella in equilibrio, non volle approfittare del braccio offerto da uno dei due.
Cercò quindi di sbrigarsela da solo senza proferire parola.

I muscoli delle braccia si gonfiarono quasi allo spasmo mentre si issava sulla passerella poi riuscì a tirar su una gamba e in un momento era tutto passato.
Lothran ancora fermo sulla passerella gli disse: "Fa più attenzione quando sei sulla passerella, il fiume sotterraneo può essere la tua fine se ci cadi dentro con'armatura indosso."

Facendo un segno di assenso con il viso, l'agaro prosegui verso la zona dove era stato parzialmente estratto il minerale in compagnia del tozzo barbuto.
"L'ho scampata bella... devo assollutamente fare attenzione la prossima volta!"

L'agaro e il nano perocersero a ritroso la lunga caverna fino a tornare al punto in cui da essa sia accedeva alla miniera. La bestia tenagliuta era ancora lì a difendere l'ingresso e li osservò con indifferenza senza accennare a muoversi.
Lothran entrò e fu poco dopo di ritorno con la carriola, ancora carica di mattoni bianchi sotto cui, meno visibili nella poca luce vi erano anche varie pietre contraddistinte da un sfaccettatatura spigolosa e tagliente di color nero vagamente lucido.
"Ecco il tuo primo carico. Portalo alla Jandum, scarica e riporta la carriola dentro la miniera: probabilmente ne troverai un'altra già carica vicino all'ingresso, ma solo perché abbiamo perso un po' di tempo io e te prima..."

Afferrò i manici e, stando attento ai ciottoli sul dissestato pavimento, si avvio versò l'imbarcazione.
"Chissà se ne varrà la pena mettersi a fare lo scaricatore... o ne va del mio onore!"
Il suo volto era visibilmente turbato.

Risultò essere più scomodo e faticoso di quel che avrebbe potuto pensare, anche perché, evidentemente la carriola era pensata per una creatura ben più bassa di lui e quindi non poteva portarla in modo ottimale senza inclinarla troppo, cosa che avrebbe potuto provocare la caduta di parte del contenuto. Almeno fu molto impegnato e non ebbe molto tempo per pensare.
Almeno finché non portò la carriola alla Jandum e rimase in attesa che il nano la scaricasse.
"Tu fatto veloce - gli disse il nano - se tu vuole altro carico tu porta tu ferma e mangia qualcosa con Baroth"

"Quando parte? Io vuole andare!"
In effetti la fame gli attanagliava lo stomaco, ma se ne rese conto solo in quel momento.
"Mangia, porta cose e poi va!"

"Che parte? Cosa tu dice io non capisce bene..." chiese il nano con aria interrogativa

Gesticolando con le braccia e le dita, l'agaro scandì le parole meglio che potette:
"Quando parte noi su barca? Noi prima mangia poi parte si?"

"Oh... noi tempo perché parte... noi lavora, mangia, lavora e dorme almeno..." il nano si impegna in un conteggio usando le dita di una mano
"Almeno 4 volte prima che noi parte..."
"Io forse non bravo spiega... Tu capire?" chiese poi con aria molto perplessa

Quasi adirato, Hvergelmirsen sbottò: "Io DEVE fare mie cose! COSA viene me?? Io VUOLE gioielli, oro e cose luccica!!"

Con passo deciso e pesante, raggiunse Lothran, pugni stretti.
Le sue attenzioni mentre gli rivolgeva la parola si soffermavano su quelle parti del suo discorso inerenti la natura di avventuriero e la bramosia di ricchezza che lo contraddistinguevano, difficilmente compatibili con l'attività di scaricatore di petre...

Lothran ascoltò le sue parole mostrando di non considerare la cosa con superficialità, poi rispose: "Capisco. Purtroppo io non posso che offrirti una paga per il lavoro che tu stai facendo. Sarei ben felice di accontentarti e portarti subito con la Jandum dal nostro Clan, ma ho accordi con altri del mio popolo e se non porterò con me abbastanza pietraluna e ossidiana da soddisfarli ne rimetterei personalmente in oro e in onore. Naturalmente per paga non intendo necessariamente monete... una volta tornati al Clan potrei presentarti ad uno degli artigiani del mio popolo e tu potresti chiedergli armi, una corazza o uno scudo o quant'altro pensi potrebbe servirti."
Sospirò e poi proseguì: "Anche io anni fa, quando ero più giovane e scapolo, sono partito per il Viaggio e per mesi ho vagato tanto per grotte, caverne e catacombe inesplorate quanto lungo le vie commerciali che usa il mio popolo arrivando in città straniere e esotiche. Quindi credimi se ti dico che capisco la tua insofferenza, e che capirò se vorrai andare via e proseguire da solo. Sappi però che saprai aspettare abbastanza da attendere il nostro ritorno al Clan e venire con noi, avrai l'opportunità di vedere cose che nessun altro del tuo popolo ha mai visto. Che decidi di fare?"

L'attenzione dell'agaro si concentrò soprattutto sui tesori e meraviglie annunciate dal nano, tanto da acconsentire al proseguo della manodopera.
"Bene, io torna e porta pietre. Ma tu attento parlare, agaro no prende giro!"
Così facendo si volse e tornò da Bothrot con velato entusiasmo.

Dopo aver mangiato sulla Jandum in compagnia del nano di guardia l'agaro trasportò numerosi carichi di pietre sull'imbarcazione nanica e quando anche gli altri nani uscirono dalla miniera tornando indietro con lui per riposare sulla nave si sentiva davvero sfinito: era incredibile come creature così piccole potessero lavorare tanto a lungo senza riposare. Non ebbe comunque il tempo di aggiungere molte riflessioni, mangiò meccanicamente e si addormentò quasi subito.
Lavorò altrettanto duramente i due giorni successivi, se poteva chiamarli tali visto che non erano che l'alternarsi di tempo di veglia e lavoro e tempo di riposo, regolati secondo il sistema di misura del tempo usato dai nani. Alcune cose del loro popolo erano davvero complesse: il loro sistema di misura del tempo si basava su grosse clessidre piene di polvere bianca. Ogni volta che la polvere scorreva tutta dalla parte superiore a quella inferiore veniva detto giro, 3 giri costiuivano un turno di guardia e 6 turni di guardia un ciclo, che era probabilmente in qualche modo equivalente ad un giorno della superfice. Ogni 9 cicli poi c'era una celebrazione, che doveva essere una specie di cerimonia religiosa.
Insieme a Lothran e Durram lavoravano nella miniera altri 5 nani: Grilo Spaccamontagne, Domaran e Padril Fendiroccia, Budirl Piccadoro e Daroth Duroferro. Grlio era fratello di Lothran e Durram e Daroth di Baroth. Non ebbe tempo di conoscere molto più che i loro nomi, perché erano tutti tipi che lavoravano molto e parlavano poco. Forse (più probabilmente) lui incuteva in loro un certo timore, visto quanto era grosso e forte.
Il terzo giorno lavorarono per meno di due turni di guardia, poi tornarono alla Jandum.
Una volta arrivati Lothran lo chiamò e gli disse: "Grazie al tuo aiuto abbiamo risparmiato un intero ciclo di lavoro. Anche se come credo non hai mai fatto questo lavoro prima sei stato capace e veloce come uno di noi e forse anche di più. Ora mangeremo e ci riposeremo per un paio di giri e poi partiremo per tornare alla fortezza del Clan."

"Forse è meglio non far notare loro il fatto che il lavoro da schiavo lo sto facendo solo per la ricompensa promessami. E per la femmina."
Trattenere l'orgoglio gli risultava più difficile di quanto si immaginasse.
"Arriverà il giorno in cui saranno gli altri a lavorare per me, e in cambio non avranno altro che risparmiata la loro miserabile vita!"
Facendo un cenno di assenso, accettò i funghi cotti e poco speziati che Lothran gli porse, per subito divorarli come se non avesse mangiato da una settimana... sensazione molto frequente durante il suo periodo di permanenza in quei sotterranei decisamente poco ospitali.

Dopo aver mangiato l'agaro e i nani si riposarono brevemente, quanto bastava a lenire in parte gli sforzi dei quasi due turni di guardia di lavoro, poi Lothran e Durram portarono il grosso insetto fino alla nave e gli legarono attorno al torso alcune grosse corde fissandone poi l'altra estremità ad alcuni pilastrini di metallo saldamente ancorati alla tolda della Jandum. Entrambi i nani tornarono a bordo e ad un comando di Lothran l'insetto si calò rapidamente in acqua scomparendo sotto la superfice.
Con un certo stupore Hvergelmirsen vide le corde tendersi e poi sentì che la Jandum si muoveva lentamente contro corrente. Altri due nani trafficavano sul davanti dell'imbarcazione ma l'agaro non aveva idea di cosa potessero stare facendo, anche se a giudicare dalle loro grida sembrava faticoso.
La Jandum continuò a muoversi controcorrente sempre più in fretta e dopo un po' tutti i nani parvero rilassarsi.
Lothran venne ad accomodarsi vicino a dove si trovava l'agaro e gli disse: "La fortezza del Clan è il luogo migliore se desideri acquistare scudi e corazze o vendere gemme od altri preziosi. Molti mercanti dei popoli dei cunicoli vengono presso di noi per vendere e specialmente per acquistare."

"Io spera arriva presto..."
Non sapeva se fosse riuscito a camuffare la sua diffidenza verso quello stano veicolo a cui non era certo abituato, con una parvenza di entusiasmo e di impazienza.
Nonostante il tempo trascorso a contatto con i nani avesse smorzato il distacco iniziale, ogni tanto controllava che il sacco contenente i preziosi faticosamente conquistati fosse lì dove l'aveva deposto prima di incominciare i lavori in miniera.

Il viaggio andò avanti per un tempo che, se non fosse stato scandito dai giri di clessidra, sembrò all'agaro pressoché interminabile. La creatura insetto trascinò la Jandum controcorrente in modo continuo e instancabile per più di dieci giri (Hvergelmirsen non fu mai sicuro del numero esatto ma era portato a pensare che fossero parecchi più di 10). Il paesaggio era imprescrutabile perché a parte delle strane bocce di vetro il cui contenuto emanava una luce flebile non vi erano altre fonti di illumazione e questo lasciava tutto ciò che si trovava oltre la tolda della jandum in una tetra e impenetrabile oscurità.
Ad un certo punto vi fu una strana oscillazione della jandum, come se qualcuno la stesse spingendo verso destra, ma cessò quasi subito e non portò alcun problema. Non passò molto e Hvergelmirsen iniziò ad intravedere, lontani, dei piccoli puntini luminosi. Poi quasi improvvisò un fascio di luce, intenso quasi come un raggio di sole piovve sulla tolda della Jandum dall'alto e qualcuno gridò qualcosa in una lingua sconosciuta all'agaro, ma che con buona probabilità era quella nativa dei nani. La luce illuminò oltre la jandum anche i suoi dintorni, rivelando che in quel punto il letto del fiume era stretto tra due grosse rocce di colore diverso, biancastro, rispetto a quelle circostanti. Davanti a loro, era tesata tra le due rocce, poco sopra il pelo dell'acqua la più grossa catena che l'agaro aveva mai visto, ma non appena i nani ebbero terminato il loro discorso gridato la catena iniziò a scendere lentamente sott'acqua, scomparendo alla vista e la Jandum riprese il suo cammino.
Le luci si fecero più vicine e nitide e quando lo furono abbastanza da potersi guardare intorno Hvergelmirsen si accorse che le sponde del fiume non erano di semplice roccia erosa dallo scorrere del fiume, ma erano state lavorate e scolpite da una mano esperta. In alcuni punti il letto del fiume era stato ampliato artificialmente e altre imbarcazioni, simili alla Jandum erano ferme, agganciate alle sponde rocciose con delle funi.
Le sponde erano anche una specie di strada e oltre queste il giovane agaro intravedeva delle aperture, come se un gran numero di case fossero stato addossate le une alle altre. La luce veniva anche da numerose torce e boccioni come quello che illuminava la Jandum, ma principalmente da grosse sfere di vetro che erano agganciate sopra dei pali di metallo che si trovavano poco distante dalla sponda del fiume. In queste grosse sfere di vetro tante piccole luci sembravano unisri fornendo un'illuminazione complessiva piuttosto efficace.
La Jandum andò a sistemarsi in uno dei punti in cui il letto del fiume era stato allargato e alcune funi furono gettate per assicurarla.
Mentre uno dei nani allungava verso terra la passerella, Lothran si avvicinò a Hvergelmirsen e gli disse: "Eccoci a destinazione. Non è necessario che tu partecipi allo scarico di ciò che abbiamo minato, quindi dimmi, dove vuoi che ti conduca?"