Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

Quando furono tornanti all'aperto, o meglio su quella specie di spazio piano pavimentato che costeggiava il fiume sotterraneo (Hvergelmirsen aveva qualche difficoltà a definire con chiarezza quel luogo così diverso da qualsiasi cosa avesse visto prima) Lothran gli chiese: "Se ci avviamo ora al Picco della Giustizia arriveremo davvero molto in anticipo. C'è qualche altro posto dove vuoi passare prima? Magari da un fabbricante di corazze?"

"Va bene, allora andiamo al Picco. Seguimi." Lothran si incamminò.
Camminando attraverso le vie di Dudwala, Hvergelmirsen ancora stentava a credere che mani umane, o meglio naniche, potessero aver costruito qualcosa di così complesso: edifici a più piani in pietra, strade con pavimento di roccia. Poi vide il ponte.
Nelle terre degli Agari i fiumi non erano una cosa rara, ma l'unico modo per attraversarli era guadandoli quando era possibile o rinunciare quando si trattava della stagione delle piene. Qualche principe addirittura ne imponeva l'attraversamento ai giovani sotto la sua autorità come prova di passaggio all'età adulta. I nani vedevano la cosa in modo diverso evidentemente. Davanti a sé infatti il giovane guerriero vedeva una grande costruzione di pietra composta da una strada di pietra poggiata su degli archi di roccia che indubbiamente serviva ad attraversare il fiume sotterraneo attorno a cui Dudwala si sviluppava.
Vari altri nani stavano attraversando quella sorta di strada-sul-fiume con aria di assoluta normalità. Hvergelmirsen ne notò uno in particolare che conduceva una lucertola grossa quanto un asino dotata con una sorta di sella su cui erano montate delle sporte di legno colme di strani sassi color grigiofumo che all'agaro ricordavano vagamente dei pezzi di legno come forma.
Lothran lo guardò e indicò l'altro lato: "Dobbiamo attraversare, va bene?"

Senza rispondere, l'agarò avanzò anticipando qualunque altro movimento della sua guida nonostante l'estraneità di questa civiltà metteva a dura prova la sua capacità di resistere agli indugi.

E non fu facile: il cammino riservò molte cose del tutto nuove per il giovane guerriero.
Una volta attraversato il fiume (come era solida la strada che lo attraversava, sembrava posare sulla roccia piuttosto che sull'acqua) si trovarono su una specie di strada, anch'essa pavimentata ed analoga per edifici e illuminazione a quella dall'altro lato del fiume.
Dopo il loro attraversamento Lothran girò a destra e proseguì per almeno altri duecento passi prima di imboccare un'ampia arcata di pietra, alta almeno cinque volte l'agaro e larga almeno una ventina di passi, entrando in una specie di grande cunicolo, se così si poteva chiamare una caverna dal pavimento di roccia e il soffitto a semicerchio.
Anche qui a destra e sinistra di quella che l'agaro arrivò a considerare una nuova specie di strada sotterranea vi erano edifici scavati nella roccia e dopo aver percorso un bel po' di strada in salita la sua giuda svoltò nuovamente a destra, imboccando un'altra arcata di dimensioni minori della precedente, ma la cui roccia centrale, recava un rilievo che raffigurava due asce incrociate su una specie di scudo di pietra.
Questo cunicolo era più piccolo del precedente, largo circa una decina di passi e sebbene i lati della strada fossero comunque scavati per ricavarne degli edifici sembrarono a Hvergelmirsen meno imponenti e sfarzosi di quelli delle due precedenti vie. Questo probabilmente anche perché il cunicolo era alto appena tre volte lui. L'agaro si accorse quasi subito che la via che stavano percorrendo non era rettilinea, ma abbastnza curva e ne ebbe conferma quando il cunicolo terminò, un po' bruscamente.
Erano usciti su un ampia sporgenza di un immenso costone di roccia. Numerose grosse sfere di vetro contenenti tante piccole luci agganciate sopra dei pali di metallo illuminavano lo spazio della sporgenza che era un triangolo di più di 100 passi di lato.
A destra e a sinistra dell'arcata da cui erano appena sbucati c'erano alcuni edifici, dall'aria molto imponente. Erano fatti tuti di pietra striata e al di sopra del secondo piano vi era su ciascuno una nicchia contenente una grande statua che raffigurava un guerriero nano armato di tutto punto. Alcuni portavano grosse asce, altri martelli e uno anche una grande spada a due mani.
Gli edifici, a dispetto però di quella imponenza parevano essere tutti una sorta di botteghe di commercio salvo una, il cui ingresso era sorvergliato da quattro guerrieri nani armati di tutto punto e sui cui grandi scudi ovali era disegnata una specie di scure bipenne con le lame che parevano come fiamme.
La sporgenza, era semideserta e quasi vuota. C'erano solo alcuni nani con pesanti grembuili di cuoio che stavano portando via delle lunghe panche diretti verso uno degli edifici e, quasi nel centro dello spiazzale vi era un nano grosso e robusto, con un elegante abito di cuoio su cui era ricamato un simbolo simile a quello degli scudi dei guerrieri. Al suo fianco vi erano anche infatti altri due guerrieri equipaggiati in modo analogo a quelli che parevano proteggere uno degli edifici ma invece di essere armati con asce avevano dei bastoni metallici lunghi almeno 5 piedi con una biforcazione a V nella parte superiore, ma privi di lame o spuntoni.
"Eccoci arrivati al Picco della Giustizia. Sembra che al momento non ci sia alcun combattimento in corso. Vuoi affacciarti o facciamo prima la registrazione per lo scontro?"

I suoi occhi osservarono le luci sferiche innalzate per poi scorrere sui nani in movimento e sulle armi da loro brandite, per soffermarsi infine alle maestose e imponenti statue.
Per quel momento ignorò la domanda di Lothran: "Perché tu sceglie fa guida a me?"
La sua interrogazione fu secca, senza alcun preavviso espressivo o vocale..

Lothran lo guardò per qualche istante intensamente e poi rispose.
"E' cosa piuttosto normale qui a Dudwala. Muovendoci lungo il fiume non è inusuale che io raccolga qualche passeggero, ci sono anche alcuni punti di... uhm... non conosco la parola... dei posti in cui la gente aspetta che passi una jandum per farsi portare da qualche altra parte. E visto che la nostra città ha regole molto precise è normale che io ti porti un po' in giro e ti faccia vedere come muoverti e cosa fare e specialmente cosa NON fare è una questione di... responsabilità... Poi devo ammettere che ero un po' curioso. Ho portato varie volte, come ti ho detto, gente non della mia razza, a Dudwala, ma mai uno della tua, e volevo saperne un po' di più sul tuo popolo e sul modo e il posto in cui vivete..."

Il barbaro annuì con il mento e con la voce. Le braccia si incrociarono e la postura assunse la fermezza di una montagna:
"Cosa vuole sa di mio popolo? Noi no ha cose di molli genti di sud di città. Noi no ha... cu-ltu-ra. Cosa no fa uomo. Cosa fa molle debole e fragile. E freddo e fiere mangia uomo di cu-ltu-ra."

"Noi qui viviamo in una città, ma mi auguro che tu non ci consideri deboli... - Lothran si fece pensoso - Ma... se non vivete in delle città, dove vive il tuo popolo? In gruppi di poche case... uhm... Villaggi ecco... o com'altro... e... chi è che comanda tra voi... un Re?"

Hvergelmirsen aggrottò la fronte, pensoso: "Tu vuole sa cose di mio popolo? Bene. Io dice."
Si trovò un posto comodo dove appoggiare la schiena - riteneva oramai di trovarsi in un luogo non solo non ostile ma addirittura amichevole e di potersi permettere di rilassarsi ogni tanto - e cercò di fare appello alle sue scarse conoscenze linguistiche per cercare di spiegare dei concetti tanto complessi: "Noi vive dove grande buio mangia grande cerchio che brucia. Noi popolo forte." Pensò, poi riprese: "Noi vive in più famiglia. Famiglia vive in clan. In famiglia comanda più forte. In clan comanda più forte." Era soddisfatto delle espressioni di annuimento del suo interlocutore, segno che il suo discorso era chiaro. Pensò quindi di parlare dei cinque Principi "Noi ...stima..." - il concetto di venerazione non era contemplato nel linguaggio commerciale dove il materialismo faceva da base concettuale - "...Principi..." - aprì la mano a mostrare le cinque dita - "...che in inizio fa mio popolo e che comanda ghiaccio che mangia terra, guerra vinta o no..." - il principio della violenza di una guerra come misurazione del suo successo era veramente troppo da spiegare in poche e rozze parole -"...che comanda vento che soffia e che porta acqua o morte e anche cerchio di fuoco che a volte mangia grande buio e che a volte grande buio mangia lui!"
Solo in ultimo si ricordò del genere femminile, come è normale che era per il suo popolo: "C'è anche femmina. Femmina fa cose a maschio che lui piace" - l'indicazione con il pollice della zona compresa tra i due inguini chiarì ogni eventuale incomprensione - "fa figli, cucina e mette ordine."
Rimase in attesa di un cenno di soddisfazione del nano.

Lothran ascoltò con attenzione, ma dall'espressione del suo viso l'agaro capì che alcune delle cose che aveva detto gli erano poco chiare. Seguì un momento di silenzio poi il nano disse: "Fammi vedere se ho capito bene: il posto dove vivete è un luogo buio, intorno a un cerchio di fuoco? Forse parli di un vulcano? E' un posto dove la terra si scalda tanto che la roccia si scioglie e brucia... E... i vostri cinque... Principi appartengono al vostro popolo? Sono come dei maghi... hanno poteri terribili a quel che dici..."

Hvergelmirsen scosse la testa. Si aspettava un riscontro positivo da parte dell'interlocutore, ma non fu così. E ciò lo infastidì.
Da una popolo poco avvezzo alla comunicazione e alle discussioni che estraniavano dall'avere un obiettivo pratico e immediato, non ci si poteva aspettare la pazienza e la sensibilità necessarie per potersi calare nei panni di altri e individuare così un registro linguistico il più possibile congruente.
Ma non si rendeva conto che il problema poteva essere più a monte.

Sbuffò: "No! grande cerchio di fuoco!" - indicò il soffitto con il dito indice - "C'è e non c'è! Grande buio mangia lui! E lui mangia grande buio! Sempre stesso tempo! Mai solo grande buio... anche grande sole c'è stesso tempo ma di meno di grande buio!"
Decise di rimandare la questione dei Principi.

Il nano rimase pensoso per qualche momento poi intuendo il significato del gesto dell'agaro annuì vigorosamente. "Ho capito! Vivete in un posto in cui sul soffitto della grotta è appesa un grande cerchio di luce infuocata... ma come è possibile una cosa del genere... è una magia dei vostri Principi? E come funziona? Come capite quando verrà il buio? Deve essere un posto ben strano quello in cui vivete..."

Le ampie mani del barbaro scorsero verticalmente sul volto, stroppicciandolo come per cercare vigore da quella situazione a cui non era certamente abituato. Si strappò via la stanchezza e, sempre gestualmente, la gettò a terra.
La sua voce assunse un tono secco e pacato: "No. No soffitto. No grotta. Solo cerchio di fuoco. Cerchio piccolo, ma fuoco di lui luce tutto."

"AH!" il nano parve colpito dall'affermazione dell'agaro e sembrò guardarlo con un'aria differente, in un certo senso con maggiore deferenza, però anche con un'accresciuta diffidenza. "Quindi la gente del tuo popolo vive all'Esterno... siete molto... diversi da come vi avevo immaginato..." Rimase quindi silenzioso e pensoso, come se stesse riflettendo sulle implicazioni di quanto l'agaro gli aveva rivelato.

Lo sforzo linguistico compiuto dal barbarico agaro portò i suoi frutti... ma Hvergelmirsen era abituato a ben altri sapori!
"Si! E-ste-r-no! Lui!"
Inspirò l'aria umida e la rigettò con un poderoso soffio. L'effetto calmante del gesto si manifestò immediatamente: "Come tu immagina io?"
Non potè fare a meno di notare l'espressione accigliata di Lothran.

"Le nostre tradizioni, le storie e le leggende dicono che è un posto orribile abitato da gente che non rispetta la parola data, è sempre in guerra con chi gli vive accanto, tradisce gli amici, è avida, brutale e governata da persone che uccidono e torturano per solo divertimento e impongono leggi assurde e terribili. Il tuo modo di fare però non è né quello di uno che non ha onore né di uno che pugnala alle spalle un amico... Per quello ti dico quanto dico con una certa insofferenza, perché non lo ritrovo reale in te. Forse l'Esterno di quando erano gli Alti del mio Clan era un posto diverso da come è ora..." concluse sospirando.

Non riuscì ad afferrare tutto il significato della frase, ma il poco che colse circa gli uomini di superficie lo trascurò.
Gli interessò invece l'ultima parte del suo breve discorso: "...Altri?"

"Alti..." corresse Lothran con gentilezza. "Sono coloro che vissero quando questa città non era che un sogno nella mente di pochi della mia gente. Guerrieri nobili e senza paura, artefici ingegnosi e abilissimi e figli delle divinità devoti e indomabili..."

Proprio nel momento in cui Hvergelmirsen stava per sbottare, stufo delle conversazioni e delle perdite di fiato, Lothran svegliò la sua curiosità.
"Voi prima è fuori? E dopo dentro? E voi prima alti? O Alti sono altri diversi di voi? E dove ora Alti?
Le domande non lasciavano spazio le une dalle altre.
Mentre parlava, i suoi occhi sbirciavano di tanto in tanto sull'arena.

Il nano sorrise: "A volte usare la lingua del commercio è un po' bizzarro. Alto per noi è un titolo un po' come Anziano, Venerabile come dicono gli altri popoli... sono persone del mio popolo che in tempi piuttosto remoti hanno fatto grandi cose per i loro clan e per la mia gente tutta. Più di una volta nelle leggende gli Alti del mio popolo hanno vistato l'Esterno, che forse tu chiami il Fuori - fece una faccia strana - anche se non capisco fuori da cosa - sorrise - in queste storie leggendarie loro spesso combattono dei popoli malvagie che abitano l'Esterno, venerano divinità malvage o sanguinarie e sono crudeli, brutali e razziano o rapiscono alla gente del mio popolo uscendo spesso da dei tunnel scavati nella roccia, contorti e instabili..."

"E tu pensa che popoli di es-te-r-no è popolo di Hvergelmirsen?"
Si indicò con il dito, come se fosse necessario esplicare gestualmente un concetto così semplice.
"Voi prima es-ter-no e poi qui? Perchè? E ora dove è Alti?"

[23:15:26]MASTER: Lothran guardò l'agaro cercando di spiegarsi
[23:15:44]MASTER: "Gli Alti sono tornati alla terra, molto tempo fa..."
[23:16:34]Hvergemirsen: "... e da loro nati voi?" cercò di continuare il giovane l'agaro
[23:17:01]MASTER: "Si gli Alti sono i nostri... uhm... progenitori..."
[23:18:02]Hvergemirsen: Al suono di quella parola, Hvergelmirsen fece una smorfia. Poi pensò fosse semplicemente una conferma della sua tesi, e sorrise soddisfatto.
[23:18:58]MASTER: Lothran lo osservò forse pensando a qualche altra domanda
[23:22:03]Hvergemirsen: Il discorso non era particolarmente articolato, ma lo sforzo di parlare un'altra lingua rendeva la mente del giovane agaro decisamente pesante. "Io dice basta parla!". Un pugno battuto violentemente sul petto fu un valido indicatore del desiderio di combattere che stava prendendo fuoco nelle sue vene.
[23:22:46]MASTER: "in effetti hai ragione"
[23:23:17]MASTER: "per te non deve essere molto facile usare una lingua che non è la tua... nemmeno io poi me la cavo chissà quanto bene"
[23:24:17]MASTER: Il nano poi scrutò qualcosa oltre il parapetto, in direzione della cascata e aggiunse: "Non manca molto..."
[23:26:02]Hvergemirsen: Si voltò in direzione dello sguardo dell'interlocutore...
[23:27:10]MASTER: davanti a lui c'era un panorama notevole su cui troneggiava la cascata
[23:28:37]MASTER: in alcuni punti dietro l'acqua si scorgeva della luce, forse era lì che il nano aveva posato lo sguardo
[23:29:08]Hvergemirsen: Volse così nuovamente gli occhi verso Lothran, annuendo con lo sguardo. Poi proseguì: "Tu dice me cosa io fa, e io fa!"
[23:29:41]MASTER: "fa cosa?" il nano parve non capire
[23:30:09]Hvergemirsen: "Uh... per prepara a combatte!"
[23:31:16]MASTER: "Ah! Beh tra poco arriveranno i sovraintendenti ai duelli, e poi se arriverà anche quel fo'kopas combatterete"
[23:31:37]MASTER: "Il tuo popolo scommette sulle cose?" chiese quasi di getto
[23:34:22]Hvergemirsen: Si grattò il mento, sotto la folta barba bionda e riccia. Poi disse come illuminato da un ricordo lontano: "chi è femmina che... fo-co-pa-s tiene corda mani?" Una scintilla illuminò gli azzurri occhi.
[23:35:55]MASTER: "la jidar dici? Una schiava... probabilmente una senza casta" Lothran liquidò l'argomento come se fosse una cosa di poco conto, come se il giovane gli avesse chiesto di un cane
[23:39:47]Hvergemirsen: Era da tempo che il barbaro non dava soddisfazione ai suoi impulsi, e la visione di quella femmina così attraente li aveva risvegliati anche troppo prepotentemente. "Hvergelmirsen impaziente!" Diede un violento colpo di pugno alla parete rocciosa.
[23:41:20]MASTER: "Tutto a suo tempo... questa dei duelli è una cosa piuttosto formale, è vietato combattere qui a Dudwala... Ah! Ecco Manidoro!"
[23:42:05]MASTER: L'agaro notò un nano che salutando si stava avvicinando insieme a un umano impaludato in una veste verderame con in testa una specie di elmo
[23:43:51]Hvergemirsen: Lo sguardo dell'agaro scorse i due arrivati con meticolosa attenzione, cercando di capire qualcosa di più su loro.
[23:45:11]MASTER: L'agaro riconobbe non senza sforzo il nano che gli aveva comprato numerosi preziosi appena giunti a Dudwala
[23:46:53]MASTER: l'umano però gli era ignoto. Notò qualcosa di inquietante. L'elmo, che gli copriva la faccia fino a poco sopra il mento sembrava quasi fuso alla pelle della parte di viso che si scorgeva ed il metallo era... strano... come se fosse stato levigato... ammorbidito... non sapeva bene dire come
[23:47:49]MASTER: "Salute straniero! Ho saputo che non hai perso tempo" disse Manidoro sorridendo
[23:51:44]Hvergemirsen: Non riusciva ad afferrare bene il significato di quella frase: optò quindi per un cenno d'assenso con il capo. "Chi è." disse seccamente indicando lo strano individuo.
[23:54:31]MASTER: 'L'individuo' scrutò l'agaro con attenzione come se lo valutasse, ma nel mentre Manidoro rispose: "E' Ilfader il mago, ma tutti lo chiamano..." "Elmer" concluse per lui l'uomo con la faccia coperta dal metallo. Gli occhi erano intensi, grigi e la pupilla era verticale, come quella dei serpenti
[23:59:20]Hvergemirsen: "...e io Hvergemirsen figlio di Ulf"
[23:59:45]Hvergemirsen: Cercò di mantenere una posizione fiera
[00:01:24]MASTER: "Davvero notevole..." disse Elmer "Sei un'agaro, non è vero?" Hvergelmirsen notò che i due nani guardavno strano l'uomo, poi capì che questo gli aveva appena parlato nella sua lingua
[00:04:39]Hvergemirsen: "Tu parli la mia lingua quindi. Strano... so che i maghi sono persone di... cultura. Perchè hai appreso quindi una lingua semplice come quella del mio fiero popolo?"
[00:06:30]MASTER: Elmer rise, mostrando che l'elmo in realtà copriva solo parte dei lati della testa
[00:07:12]MASTER: "Hai già la risposata nella domanda. Le cose semplici sono più facili da imparare."
[00:08:14]MASTER: "ma apprezzo il tuo complimento alla mia... professione... siete un popolo con cui vale la pena di parlare... le vostre lame sono affilate e il coraggio non vi manca"
[00:09:04]MASTER: poi disse qualcosa, forse in nanico e Manidoro e Lothram parvero capirci qualcosa e si fecero meno tesi
[00:13:19]Hvergemirsen: Hvergelmirsen era arrivato al limite della sua pazienza. Non gli piaceva parlare, e l'arrivo di nuovi possibili (e molto probabili) interlocutori lo indispose. Incorciò quindi le braccia e fissò la cascata sulla quale si era posata prima l'attenzione di Lothran.
[00:14:52]MASTER: Manidoro parve non accorgersi del suo fare (d'altronde era un nano). "Ho scommesso su di te sai? Quindi farai meglio a vincere - guardò la cascata - tra poco..."
[00:21:26]Hvergemirsen: Inorgoglito, mi se le mani sui fianchi come se troneggiasse con la sua statura sull'arena che, essendo in lontananza, risultava piccola e quindi, per lo spirito di un qualunque agaro, dominabile. La risata scoppiò fragorosa, come il ruggito di un leone.
[00:23:15]MASTER: Manidoro parve soddisfatto della reazione dell'agaro e disse: "Io ho mantenuto la mia promessa... Elmer è un dranista, sai?"
[00:23:29]MASTER: L'uomo con la faccia di metallo annuì senza dire però nulla
[00:32:09]Hvergemirsen: A quella parola l'agaro si ricompose e disse nella sua lingua: "Allora hai trovato chi può farti più ricco di quanto tu lo sia già! Ma stai attento: io sono esigente!"
[00:34:10]MASTER: "Io lascio che a parlare siano sempre le azioni... Per questo sono venuto qui a vederti di persona. Dopo lo scontro se sarai ancora vivo ne parleremo come si deve."
[00:34:15]MASTER: quasi evocato dalla risata dell'agaro il Fo'Kopas fece la sua comparsa sullo spuntone di roccia con la jidar e un nano tozzo vestito con abiti grigi dall'aria piuttosto raffinata
[00:35:23]MASTER: dai movimenti intorno a lui il giovane capì che gli spettatori dello scontro erano più numerosi di quel che credesse
[00:35:48]Hvergemirsen: Il suo sguardo cadde subito sull'avversario: "Noi fa subito. Io no vuole aspetta ancora."
[00:37:58]MASTER: "Per me va bene Montagna di Latte." diede la corda colorata al nano e chiamò a gran voce in nanico. Alcuni funzionari e guardie dall'aria severa uscirono dal locale dove l'agaro era stato poco prima con Lothran e si disposero le seconde in circolo e i primi nel centro
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Questo post è anomalo in quanto resconto di una sessione in chat