Cronaca delle avventure di John Locke

Val parlo brevemente con il ragazzo che li aveva serviti poi si diresse verso il tunnel da cui John poco prima era arrivato nella sala. Da lì tornarono nella sala di ingresso, dove Val saluto la giovane dietro il bancone e John incassò da lei un altro ampio sorriso di gradimento.
Proseguirono quindi per il passaggio che si trovava di fronte alla scala che portava all'esterno e in breve si ritrovarono a precorrere un tunnel del tutto analogo a quello che aveva condotto John all'altra sala. Dopo una trentina di passi però iniziarono a spuntare delle porte sia a destra che a sinistra e il giovane capì che si trattava delle camere del Guardamare e Sotterra. Ne superarono almeno tre o quattro e poi Val si fermò vicino ad una a sinistra e dopo aver bussato e ricevuto il permesso di entrare lo fece e invitò John a seguirlo.
La stanza era una grotta dalla forma perfettamente regolare, dove erano sistemati in modo abbastanza comodo quattro letti, un tavolo con quattro sedie e un paio di armadi di legno.
Nell'angolo di sinistra, quello più lontano dalla porta, c'era una sorta di camino.
Tre delle quattro occupanti della stanza erano sedute al tavolo: a John sembravano dei fantasmi bluastri, in quanto erano completamente coperte da una sorta di lenzuolo, che aveva come unica apertura una sorta di griglia, fatta con cordini intrecciati, all'altezza della faccia. L'altra, una donna minuta ma molto graziosa in casacca e pantaloni dalla pelle ocra e gli occhi stranamente schiacciati, in un modo che a John ricordava la forma delle mandorle, stava riponendo alcune cose in uno degli armadi.
L'ingresso di Val attirò comunque l'attenzione e tutte si voltarono verso di loro.
"Buon giorno care signore e compagne, sono qui per presentarvi il nuovo probabile acquisto della nostra compagnia..." e con un gesto indicò John, lasciando a lui presentarsi.

"Mi presento, il mio nome è John Locke, signore. Il qui presente Val è stato così gentile da invitarmi ad unirmi a voi come potrezione supplementare alla vostra compagnia circense." Concluse il tutto con un profondo inchino ad ognuna delle donne presenti nella stanza sorridendo a tutte indistintamente. Certo erano un gruppo strano, riguardo le donne con il lenzuolo ne aveva sentito parlare riferito a certi paesi lontani come la ragazza dagli strani occhi sicuramente proveniva da lidi lontani su questo non c'era dubbio alcuno.

La ragazza dagli occhi a mandorla si avvicinò a Val e John. Il suo sguardo era forte e duro, come quello di una persona abituata a guardare la morte negli occhi.
"Benvenuto John, io sono Ibera. Loro sono Rasha, Rihima e Miuna."
Elencò i nomi accompagnandoli ad un gesto della mano, indicando le tre donne coperte integralmente dalla più bassa alla più alta. Ciascuna di loro rispose a quella sorta di appello con un cenno e una sorta di esclamazione che a John parve molto simile ad un breve risolino soffocato.
"Cos'è che sa fare?" chiese Ibera a Val che era appena un po' più indietro di John. Questi non disse nulla, ma fece una sorta di gesto.
"Sei uno spadaccino... interessante - continuò la giovane - quando ti vedremo all'opera?"

"Presto Ibera, abbiamo convenuto che nessuno al giorno d'oggi assume ad occhi chiusi quindi si deciderà definitivamente tutto dopo aver mostrato le mie capacità. E la cosa sembra debba accadere a breve visto che ho deciso di partecipare al duello che si terrà proprio qui tra non molto." Rispose il giovane alla ragazza dagli occhi a mandorla "Ah e se interessa sono anche un discreto giocoliere anche se come ho già detto a Val non risiedono in esse le mie abilità primarie e non per queste ragioni mi unisco a voi."

"Misterioso..." commentò Ibera riferendosi alle ultime parole di John.
Prima che potesse aggiungere altro però Rihima le disse, a bassa voce: "Ibera potresti chiedere allo straniero: ma quando lui decide di combattere in duello, le sue mogli cosa dicono, non sono preoccupate?"
La giovane dagli occhi a mandorla si girò verso John e riferì: "Rihima vuole chederti..." e continuò riferendo la domanda della ragazza velata.

John rimase confuso dal giro di parole per rivolgergli una semplice domanda seppur strana. "Le mie mogli non sono preoccupate per il semplice fatto che non ci sono mogli preoccupate, sono solo e libero da simili legami."
Non sapendo bene a chi rivolgersi parlò un pò verso la donna velata e un pò verso la ragazza dagli strani occhi.

Le tre donne velate scambiarono qualche parola in quella che di sicuro era la loro lingua, in quanto John non ne capì nemmeno una parola per quanto era diversa dalla sua.
Una delle tre, la più alta, sembrava essere molto critica nei confronti di John e anche Rihima sembrò assentire. Si rivolse quindi a Ibera: "Ibera potresti dire allo straniero: io e Miuna disapproviamo molto la sua condotta, dovrebbe avere una donna ad occuparsi di lui in ciò che è giusto... non sarà mica uno di quegli uomini a cui piacciono altri uomini"
John udì appena la terza donna sussurrare: "Conservatrici!" in evidente disaccordo cone le sue due connazionali.
Come prima Ibera ripetè le parole della donna a John, che non poté far a meno di notare che Val sorrideva piuttosto divertito.

John rimase un attimo imbarazzato dalla questione ma subito dopo si mise a ridere sonoramente e con gentilezza si rivolse a Ibera.
"No no sono un fermo sostenitore della bellezza femminile e niente mi da più piacere che passare una notte insieme ad una bella donna, purtroppo il mio stile di vita e il mio carattere hanno impedito qualsiasi rapporto minimamente duraturo."

La terza donna velata, che aveva tacciato le altre di essere conservatrici intervenne nella discussione, parlando nella lingua delle tre e l'argomentazione si restrinse ben presto solo a loro.
Val invitò John a seguirlo: "Vieni, ti presento gli altri che sono qui..." poi rivolto a Ibera aggiunse: "Dì loro di prepararsi non appena si saranno calmate..."

John fece solo un cenno di assenso mentre usciva dando un occhiata divertita alle tre donne velate.
"Ma sono così tutti strani nella vostra compagnia?" Chiese ironicamente

Val sogghignò.
"In effetti sono una fonte di guai qualche volta. Nello Sha'Niir una donna non parla mai direttamente ad un uomo, a meno che non sia suo marito, suo fratello o suo padre. Ma dopo che le avrai viste esibire capirai perché mi sono preso la briga di comprarle... In effetti se non lo avessi fatto per loro si sarebbe messa piuttosto male..."
Il banditore lasciò il discorso in sospeso e aprì la porta della stanza di fronte a quella in cui si trovavano le donne velate e Ibera.
L'ambiente era arredato in modo simile all'altro, salvo per la presenza di tre soli letti.
Su uno di essi erano sedute due donne dalla pelle diafana, le orecchie a punta e capelli neri lunghi e fluenti. Entrambe indossavano corte tuniche di stoffa grigio perla con bordi ricamati in bianco. Insieme a loro, seduto su una sedia stava un'uomo biondo non molto alto, vestito con casacca e pantaloni entrambi di colore verde, su cui risaltava un balteo marrone con vari pugnali dall'elsa di legno.
All'ingresso di John e Val le due donne si alzarono in piedi e l'uomo giò la testa verso i nuovi arrivati.
Val stava per dire qualcosa, ma una delle due donne lo precedette, esprimendosi in un comune così veloce che John sentò a capire le prime parole: "Benvenuti.Ah! Unvoltonuovo. Qualèiltuonome?"
Val sospirò: "Loro sono Leimiel e Lithidel, e lui è Orton..."
"Salute" disse solo l'uomo in verde.

John aveva capito che non avrebbe trovato persone normali lì quindi non fece caso alla velocità con cui la donna era interventura.
" Salute, io sono John Locke e avrò il piacere di condividere con voi il viaggio in qualità di accompagnatore o, che dir si voglia, guerriero sotto pagamento."

Lithidel si alzò e disse a Val, scandendo le parole: "Quiniel è andata con gli orsi a quella torre dove ci dobbiamo esibire. Durcan e Codor anche si sono avviati con le cose insieme a Gig."
Leimiel fece lo stesso ma si avvicinò a John come se ne stesse valutando l'aspetto fisico, poi chiese: "Cosìseiunguerriero... anchetuamoglieèunacombattente?"
A John non passò inosservato che le dita sottili delle mani bianche delle due strane donne terminavano con lunghi neri conici quasi come una falange.
L'uomo balzò in piedi e si avviò verso la porta, ma passando vicino al giovane pirata lo avvisò: "Attento ragazzo che le elfe della neve sciolgono anche gli uomini di ghiaccio..."
Leimiel gli rispose con una boccaccia e poi rimase in attesa della risposta del giovane.

"Deve essere un abitudine informarsi della mia situazione coniugale." Disse rivolto a nessuno in particolare Locke con un sorriso "No non sono sposato e quindi sono da solo a combattere e ci tengo a precisare subito che mi piacciono le donne, o elfe che siano" Concluse strizzando l'occhio all'elfa e facendo un inchino.

"Nonmimeravigliachecisianoaltreainterssarsiate" rispose Leimiel alla prima affermazione di John. Poi dopo la seconda aggiunse: "unguerrierodallalingualungaanchesenzacompagnaeperdipiùacuipiaccionoleelfe. Seiquasiperfetto(perme)peressereunumano..."
John udì Val tossicchiare dietro di lui. Poi il banditore aggiunse: "Su ragazze avrete tempo dopo lo spettacolo per fare conoscenza, ora IO E JOHN vi lasciamo prepararvi..." disse rafforzando ancora la già marcata coppia mettendo una mano sulla spalla del giovane.
"Mapoteteancherimanerementreciprepariamo,veroLith?" obiettò Leimiel
L'altra che si era messa a cercare qualcosa in una sacca rispose con un distratto: "Ohcertocerto."

John era molto interessato dalla possibilità di ammirare le dolci curve delle due elfe mentre si cambiavano ma la mano di Val lo destò da quel sogno ad occhi aperti. "Mi piacerebbe molto restare, non sapete quanto, ma temo che dobbiamo andare" Concluse facendo un cenno di assenso a Val.

Val e John lasciarono (controvoglia, almeno per John) le elfe ai loro preparativi. Nel corridoio trovarono Orton che pareva stare ad aspettarli e che si accodò a loro. Aveva una espressione che a John parve di scontento. Val tirò fuori da una tasca delle chiavi e aprì una porta poco più avanti nel corridoio, invitandoli ad accomodarsi.
La stanza era arredata come le precedenti, salvo che due dei giacigli erano accostati come a formarne uno di dimensioni doppie, simile a quelli usati dagli sposi.
Val invitò John e Orton a sedersi, poi andò all'armadio e tornò con una bottiglia contenente del liquido ambrato e tre bicchieri di metallo.
"E così hai deciso di assumere uno scherano?" Orton chiese a Val gesticolando senza molto riguardo in direzione di John. Val annuì tornando al tavolo, a John parve seccato.
"Non hai perso tempo! Hai così paura che Maraccius si faccia di nuovo vivo?"
Val si fece scuro in volto e muovendo la mano avanti e indietro con l'indice puntato contro il suo stesso petto disse: "Io non ho paura di nessuno. - Si sedette - Ma ho la responsabilità di tutta la compagnia ed in essa ci sono sette donne e degli uomini, a parte te - additò Orton - nessuno sa combattere..."

"Interessante, sembra che appena assunto abbia già dei problemi" Commentò sarcastico Locke introducendosi nella conversazione "E di grazia chi sarebbe questo Maraccius?" Concluse sedendosi sul letto a fianco di Orton.

Un po' a sorpresa fu Orton a rispondergli: "Maraccius è un norano*, poco più che un bravaccio di strada che improvvisava qualche interemezzo ironico con un paio di belle maschere roriane**, che però a differenza di lui hanno preferito non intraprendere questo viaggio. Ieri notte, quando eravamo in vista dell'isola ha preso di nascosto la nostra cassa ed una scialuppa della nave e se la è squagliata."
"Io e lui avevamo avuto una discussione piuttosto dura quel giorno..." aggiunge Val.
"terminata con minacce per nulla velate..." continua Orton.
"Per quello ho detto a Ibera di tenere da parte di quel poco di incasso che ancora non avevamo speso. Quindi Maraccius una volta a terra, o già sulla scialuppa avrà avuto una brutta sorpresa..."

-------------------------------------------------------------------------------------------
(*)abitante della Marca di Noran, situata nella parte concava del golfo del Melerivo.
(**)donne con indosso abiti sgargianti e maschere, come d'uso negli spettacoli nelle Roria e nelle terre dei ducati.

"Quindi temete si possa rifar vivo per pretendere il denaro della compagnia? Bhè nel caso sarò li per fermarlo." Concluse con semplicità John "È da solo per quanto ne sapete? Ha conoscenze in città? Perchè nel caso potrebbe farsi vivo molto presto."

"Nessuno di noi è mai stato qui prima d'ora e di certo Maraccius non fa eccezione." affermò Orton.
Val schioccò le dita però a questa affermazione: "Sua cugina! Ricordi che disse voleva farle visita quando fossimo arrivati?"
"Hai ragione!" l'uomo batté il pugno sul tavolo facendo ondeggiare i bicchieri ormai vuoti.
"Si chiamava Cosina, Cosimina o una cosa simile... Ma non sarà comunque difficile trovarla. Quante donne vuoi che ci siano sull'isola che fanno il fabbro?"

"Una donzella fabbra? Interessante e curioso, potrei farci un salto domani mattina, tanto avevo già intenzione di fare un giro per la città, sempre che voi me ne diate licenza di impicciarmi in simili affari." Concluse guardando Val e aspettando che il suo ospite gli porgesse il liquore.

"Naturalmente" disse Val, riempiendogli nuovamente il bicchiere.
Orton aggiunse: "Per quanto riguarda stasera, basterà che tu stia vicino a Ibera, è lei che tiene la nostra cassa, poi quando toccherà a noi ci penserà Val a conservarla e allora sarà a lui che dovrai far compagnia."
Val annuì: "Già se Maraccius intende provare di nuovo a derubarci sarà in quel momento che ci proverà, visto che sa bene come si svolge la nostra esibizione..."
La porta della stanza si aprì e entrarono, come fossero un grosso granchio, i due gemelli.
"Siete ancora qui?" borbottò Balra "Uno dei due boxeur ha messo a terra molto in fretta l'altro e il duello a cui John aveva detto di voler partecipare comincierà tra poco... Se vuole partecipare dovrà sbrigarsi."

"E sia stasera terrò d'occhio la cassa, ma prima devo fare un duello se permettete." Dicendo ciò si alzò, non prima di aver svuotato il bicchiere, e si diresse verso la porta, "Sareste così gentili da condurmi fino all'arena?" Chiese ai due strani gemelli.
"Ovviamente siete invitato a venire a vedermi Val, così vedrete se le mie capacità soddisfano le vostre richieste."

"Certo" "Si" dissero i due quasi all'unisono. Anche Val e Orton lo seguirono.
Ripercorsero a ritroso il corridoio sbucando di nuovo nella sala col bancone, e lì presero il passaggio alla loro destra, imboccando un ulteriore breve corridoio.
Al termine di questo sbucarono in un enorme ambiente sotterraneo che John idenficò come una grande grotta carsica. Sebbene la maggior parte della grotta non fosse lavorata, il gruppo era appena arrivato su un grande balcone di pietra ricavato da un costone. Sotto di esso si trovava, ad una decina di passi più in basso il pavimento vero e proprio della grotta.
Una scala in fondo al balcone permetteva di raggiungere la parte bassa della grotta.
In fondo al balcone, addossati alla parete della grotta vi era un grande pezzo di sughero di forma rozzamente rettangolare su cui erano affissi dei fogli di carta.
Un tavolo di legno lungo e stretto era piazzato ad arte appena a sinistra dell'accesso al balcone e dietro di esso vi erano tre uomini dall'aria comune che raccoglievano le scommesse degli avventori. Dietro di loro, sorvegliato da due bravacci armati di spada vi era un grosso armadio-cartiera dove tutte le scommesse venivano archiviate e il denaro riposto.
Appoggiati al balcone, che era lungo almeno una settantina di passi, intervallato qua e là da qualche colonna carsica, vi erano una ventina di persone diverse per età, foggia d'abbigliamento e sesso.
La grotta era di certo più ampia di quanto non fosse possibile vedere, in quanto solo la balconata di roccia e parte della grotta sottostante erano illuminate la prima da torce agganciate alla parete e la seconda da bracieri. Questi erano disposti a delimitare un'area ellittica ben illuminata entro la quale al momento si stavano affrontando due uomini, uno biondo e l'altro dai capelli ramati. Erano a torso nudo, e si evinceva subito forti e robusti, e combattevano con un accetta e usavano scudi fatti d'assi di legno dipinte per proteggersi. Mentre John si guardava intorno il biondo nell'arena attaccò duramente l'avversario sfasciandogli lo scudo. I due si interruppero e l'uomo rimasto senza tornò indietro fino ad uno degli estremi dell'area delimitata per raccogliere un altro scudo in un punto in cui se ne trovavano due. All'altra estremità, quella alle spalle del biondo ve ne erano altrettanti.
"Dopo la schermaglia dei tre scudi ci saranno gli scontri di scherma, ti conviene registrarti se vuoi partecipare." Val indicò il tavolo affianco all'ingresso della balconata.