Cronaca delle avventure di John Locke

"Ma sì perchè no, ma prima devo parlare con un mio amico. Aspettatemi qui non ci metterò molto."Interessante, la possibilità di un lavoro lo stuzzicava, anche se sentiva una stonatura di sbagliato, ma forse erano ancora i postumi del sonno.
Senza indugi si diresse alle camere di Val per metterlo al corrente.

In effetti non gli ci volle molto. Trovò Val fermo a parlare con un elfa delle nevi nei pressi della camera dove queste pernottavano. Non gli pareva di conoscerla ma non ne era sicuro perché i piacevoli lineamenti del viso e del corpo erano molto simili e l'abbigliamento, limitato ad una corta tunicha di stoffa grigio perla con bordi ricamati in bianco, anche. Parlavano di qualcosa che riguardava gli animali perché avvicinandosi John captò la parola orso.
"Ah John! - Esordì Val notandolo - Buongiorno! Quest'isola è davvero un covo di ladri e malfattori. Stanotte un idiota ha provato a rubarci un orso. Forse è venuto allo spettacolo e vedendolo cavalcare da Quiniel e le sue..."
Si interruppe. L'elfa delle nevi non aveva proferito parola ma stava guardando John da un tempo tale da aver passato il limite della decenza nella maggior parte degli stati civilizzati.
"Ah già! Non vi conoscete ancora: John Locke questi è Quiniel. Ieri hai conosciuto le sue sorelle di latte Leimiel e Lithidel."
"le mie sorelle mi hanno parlato già di te. E' un piacere conoscerti di persona John Locke."
Nel mentre val terminò: "per farla breve oggi stamattina abbiamo trovato i resti dell'idiota nella gabbia. Tra non molto dovrò andare a parlare con la guardia" concluse con aria seccata.

Locke fece un inchino all'elfa della neve. "Felice di conoscervi, siete bella quanto le vostre sorelle, se non di più." Quindi si rivolse a Val "Brutto impiccio ma in questo non credo che possa esservi di aiuto nevvero? Vi ricordate ieri sera che tornando la cameriere mi disse che un uomo era venuto a cercarmi? Bhè l'ho appena incontrato, è il servo di un certo Marchese Dontero Gnerogo di Anticadice" Quasi si impappino il giovane a dire quel nome "lo conoscete? Pare sia interessato a vedermi dopo avermi visto in azione ieri." Disse con una punta di orgoglio. "Quindi se non avete bisogno di me al momento Val andrei a sentire cosa vuole il nobilotto."

Val scosse la testa: "Non l'ho mai sentito nominare, ma vai pure, dubito che avremo problemi con qualcuno mentre qui c'è la guardia."
Quiniel che aveva ascoltato si rivolse a Val e disse: "Posso andare con lui? Non ho mai conosciuto uno Gnerologo..."

"Sarei felice se a farmi compania ci vosse una simile bellezza." Si intromise John con un sorriso all'elfa. "Non preoccuparti Val la curerei io." aggiunse all'uomo.

L'elfa fece un piccolo saltello di gioia alle parole di John e lo guardò con uno sguardo che a lui fece tornare in mente le parole di Orton relative all'effetto che le elfe della neve avevano sugli uomini. "Va bene - disse Val - tanto Quiniel potrebbe fare il suo numero a occhi chiusi..." Poi però mentre l'elfa si avviava si avvicinò a John e gli sussurrò: "Mi raccomando tienila d'occhio, non vogliamo grane, specialmente coi nobili locali."
Poco dopo erano di nuovo all'ingresso dove li aspettava il servitore. Quando questo si avvicinò Quiniel si rivolse a John con aria delusa e gli chiese: "E' questo qui lo gnerologo? Me lo aspettavo più alto..."
Probabilmente il servitore non la sentì perché chiese: "Possiamo andare signore? Il mio padrone aspetta..."

"No Quiniel questi è solo il suo servitore. Lo Gnerologo ci stà aspettando." Poi rivolgendosi all'uomo aggiunse "Certo possiamo andare, non voglio certo far attenere il suo signore."
Fece un piccolo inchino all'elfa per farla passare prima quindi si accodò dietro i due. Almeno in quella passeggiata avrebbe gradito di un bel paesaggio.

Ci fu più di un momento in cui John ebbe l'impressione di non aver avuto una buona idea a portare l'elfa. Nonostante si muovessero per lo più lungo strade principali dell'isola l'affascinante creatura non passò inosservata e ricevette numerosi apprezzamenti più o meno volgari ai quali rispose con un disarmante sorriso quando il delatore era a lei visibile e ignorandoli quando non lo era. Fortunatamente, forse riconoscendo la livrea del servitore, forse intimoriti dall'andataura spavalda del giovane e principalmente dalla spada che questi portava al fianco o magari anche scoraggiati dal fatto che l'elfa della neve avesse l'ultima falange delle dita e le unghie fuse in un'unica appendice simile ad un artiglio, nessuno andò oltre dette ammissioni di gradimento.
Dal suo punto di vista la maggior parte di queste era più che giustificata: ogni gesto delle movenze dell'elfa, a cominciare dal suo ancheggiare sembrava renderla desiderabile ad un qualsiasi membro del sesso opposto, anche se di razza diversa.
Alla fine arrivarono ad un elegante palazzo costruito con grandi pietre di arenaria grigia che aveva sopra il portone un simbolo identico a quello riportato sulla livrea del servitore.
Due bravi in livrea con ampi cappelli piumati erano di guardia all'esterno facendo ampia mostra di pistole e spade.
Questi lasciarono passare il vecchio servitore con una certa deferenza, che si trasformò in interesse al passaggio dell'elfa e in indifferenza quando fu lui a varcare la soglia.
I tre attraversarono una corte, in cui faceva bella mostra una carrozza nera di cui un cocchiere stava lucidando le lanterne, ed entrarono in uno studio al pinaterreno la cui porta era sorvegliata da un altro bravo abbigliato ed equipaggiato come quelli all'ingresso.
Le pareti dello studio erano ingombre di scaffalature e libri ma per il resto l'unico altro pezzo d'arredamento era una grande scrivania di legno nero a cui era seduto un uomo biondo impaludato in un elegante abito di velluto blu. Questi alzò la testa da ciò che stava leggendo e John riconobbe in lui l'ultimo avversario affrontato (e sconfitto) il giorno precedente: il damerino con la spada ingioiellata.
"Vostra Eccellenza - esordì il servitore - Questi è..."
Il marchese fulminò il servitore con uno sguardo severo: "So benissimo chi è - si alzò e con un gesto indicò a John e a Quiniel le due sedie davanti alla scrivania - prego, accomodatevi."
Poi si rivolse di nuovo al servitore: "Vedi se i signori desiderano qualcosa da bere - osservò per un momento il bicchiere di cristallo pieno per meno di un terzo che era sulla scrivaia - porta a me un altro Skerry e poi puoi andare."

"Del Rum e per la signorina..." Fece rivolto a Quiniel mostrandosi a proprio agio. In realtà si sentiva molto fuori posto, ancora di più ora che sapeva con chi aveva a che fare. Il nobile si era dimostrato un ottimo avversario e gli aveva datto il rispetto dovuto il giorno prima. Magari si era sentito ferito nell'orgoglio e voleva vendetta, ma le sue erano tutte ipotesi. Avrebbe di sicuro sentito quello che aveva da dire, almeno avrebbe bevuto dell'ottimo rum.

"Andrà benissimo del latte, grazie" disse Quiniel sfoderando un sorriso che lasciò ebete il servitore per qualche istante prima che questi si riavesse e decidesse di andare a provvedere.
Una volta che Quiniel si fu seduta il Marchese si accomodò nuovamente e guardando John negli occhi (i suoi erano di un verde freddo) gli chiese: "Lei sa cos'è una Lettera di Corsa, signor Lock?"

"Certo Marchese, una lettera di corsa. Un documento che attesta che le azioni di pirateria svolte dal possessore sono in realtà approvate dallo stato delatore della lettera e quindi sono legali. Mi corregga se ho sbagliato."
John era teso sulla poltrona, ogni momento rendeva la situazione più interessante.

Il marchese sfoderò un sorriso che a John sembrò tanto quello di un lupo grigio: "Pirateria, che parola colorita: mi sembra quasi di vedere camminate sulla passerella con una spada puntata dietro la schiena o giovani donne violate da un branco di marinai ubriachi..."
Fece un gesto di scusa al Quiniel: "Spero di non avervi turbato..."
"No, quel che dite è... interessante" rispose l'elfa con uno dei suoi disarmanti sorrisi.
"Comunque qui si tratta di operare per il bene del paese*, servire il Re* ma non per la sola gloria, naturalmente - di nuovo quel sorriso - Sto armando una nave, una galea, la Bladhund, al cui comando intendo presiedere personalmente, e cerco persone valide d'armi e d'esperienza che mi aiutino nella scelta e nel reclutamento dell'equipaggio. La paga per gli ufficiali sarebbe di un reale d'oro al mese, più una quota dei proventi derivati dalle azioni di corsa. - lo scrutò con uno sguardo indagatore - Lei pensa di essere una persona valida signor Lock?"

"Sì marchese potrei anche essere la persona valida che stà cercando." Rispose Locke fermandosi un attimo per trovare le giuste parole. "Ma ho già preso un impegno di lavoro con questa bellissima elfa e i suoi compagni oltre ad essermici affezzionato. Spero che capiate quindi le ragioni per cui devo rifiutare la vostra generosa offerta." Molto generosa, in poco tempo si sarebbe potuto arricchire, ma il fatto di dover navigare sotto il comando di quel nobil uomo non lo garbava affatto. Odiava avere un capo e ancora di più odiava i capi che si ritenevano superiori come il damerino li presente. Ma ovviamente questo non lo diede a vedere sfoderando un sorriso di scusa per aver declinato l'offerta.

Per qualche momento il nobile lo guardò stupito, poi guardando l'elfa rispose: "Non sono né di ferro né - ancora quel sorriso da lupo - di pietra, e solo guardandola sono già consapevole che di certo questa signora sa essere ben più convincente di me, anche senza dover menzionare i suoi compagni, o forse dovrei dire le..."
Quiniel sorrise e il nobile si alzò rispettosamente.
"Prendete pure congedo: speravo di poter avere il vincitore di ieri sera, ma a quanto pare dovrò accontentarmi di qualcuno dei perdenti. Possa Gogun guardarvi sempre le spalle John Lock."

"E che Gogun possa riportarvi sempre più ricco a casa Marchese." Rispose John alzandosi rispettosamente, levando il bicchiere all'ospite e svuotandolo.
Fece un piccolo inchino al'elfa per invitarla a precederlo, quando ormai era sulla soglia si girò un attimo "Se posso ardire ad intromettermi nei suoi affari, vi consiglierei caldamente Arguy di Candoria il precedente campione dell'arena. Era un eccellente spadaccino."

"E' già tra quelli che ho convocato anche se dubito che verrà. Grazie comunque del consiglio Signor Lock..."
Poi aggiunse evidentemente non rivolto a lui: "BARNADES!"
Mentre John e l'elfa stavano uscendo per tornare verso la corte John lui la vide fermarsi di botto quando un'altra figura varcò la porta. Era Maraccius che però si limitò a guardarli in cagnesco per qualche istante prima di dirigersi verso la scrivania del nobile.
Uscendo lo sentirono pronunciare un: "Buon Giorno Vostrra Altrezza."
Una volta nella corte John avvistò (era difficile non notarla) un'altra sua vecchia conoscenza. Invan l'omone era seduto su una delle due panchine che fiancheggiavano la porta dello studio. Aveva la faccia stretta in bende da sotto gli occhi fino al collo che gli dava un aspetto da mezza-mummia. Non appena vide il giovane si alzò in piedi, afferrò una grossa mazza chiodata che aveva come testa un enorme bullone esagonale e fece per avvicinarsi a John con aria omicida, salvo bloccarsi a metà strada quando il bravo del marchese che era di guardia alla porta gli puntò contro una pistola dicendo: "Il padrone non gradisce risse in casa sua. Tu torna a sederti e voi andatevene." ordinò, beccandosi un'occhiata torva dal bestione che però si mosse per ubbedire.

John fece un cenno di scherno a Invan, poi senza degnarlo di attenzione uscì insieme all'elfa dall'edificio.
Era ogni momento più contento di aver declinato l'invito, la compagnia che avrebbe avuto sarebbe stata pessima. Poteva resistere agli stenti, dormire nella sporcizia, spaccarsi le ossa, ma non poteva sopportare la cattiva compagnia.

"Ti riaccompagno alla taverna Quiniel, che dopo devo andare a fare un lavoro alla biblioteca." Disse rivolto all'elfa mentre ripercorrevano la strada.

L'elfa ridacchiò ma poi assentì con un cenno del capo.
Camminarono in silenzio per un po', poi lei gli chiese: "Perché hai rifiutato la proposta di quello Gnerologo? Sembrava che fosse piuttosto buona e se ho capito bene quel che Val ha detto tu sei un uomo di mare..."

Quiniel aveva guardato con crescente considerazione John mentre esponeva le ragioni del suo rifiuto, ma quando questi pronunciò la parola sorelle scosse il capo in chiaro segno di diniego: "Non siamo sorelle e nemmeno parenti: Leimiel e Lithidel sono del clan Fierbianca e vengono da Albianca di Sopra mentre io appartenevo al clan Cristella ma sono cresciuta a Piccaduto Piemonte e ho vissuto tutta la mia vita in mezzo agli umani. Non te ne sei accorto sentendomi parlare?" domandò un po' piccata.

"Scusa il mio imperdonabile errore" Disse John facendo un inchino "Ero tutto preso dallo spiegare come mai non avevo accettato e mi è uscita una sciocchezza. Certo che si nota che hai vissuto in mezzo agli umani, Leimiel e Lithidel parlano talmente velocemente che è solo un impresa capire cosa hanno detto, mentre con te è un piacere parlare. Perdonani ancora."

"Ti scuso" disse l'elfa sfoderando un sorriso. "Forse è un bene che tu abbia rifiutato, magari quel tipo assumerà Maraccius e ce lo leverà di torno... Comunque penso che Val debba saperlo..." concluse mentre erano ormai vicini alla locanda.

"E lo saprà immediatamente." Aggiunse il giovane mentre percorrevano gli ultimi metri che li separavano dalla locanda.
Da li a poco sarebbe stato prigioniero di un edificio dall'aria muffa ricolmo di tomi e libri quindi sì godeva pienamente il paesaggio e la fresca aria mattutina.

E così fu. Val non fece i salti mortali dalla gioia quando seppe del loro ulteriore incontro con Maraccius, ma poi disse: "Una cosa è sicura: se il marchese ha fatto a Maraccius la stessa offerta che ha fatto a John di certo l'impegno non è da poco e questo forse, dico forse, ce lo terrà sufficientemente alla larga da permetterci di fare i prossimi quattro spettacoli e partire con le borse un po' più pesanti."
"Quattro?" domandò Quiniel "Ma non dovevamo restare una settimana qui?"
Val scosse il capo: "Alle autorità non è piaciuta la faccenda dell'orso e ci decurtato l'autorizzazione a soli quattro giorni, compreso ieri. In compenso un Gentiluomo* ci ha commissionato uno spettacolo privato per lui e i suoi ospiti per domani ad ora di pranzo."

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(*)usualmente il titolo con cui ci si riferisce a un ricco possidente o proprietario terriero ben messo in termini di capitale, ma privo di titolo nobiliare o cavalierato.