Cronaca delle avventure di John Locke

"Ci conto" fù la rispota di John mentre faceva un balzo indietro per schivare l'attacco del nobilotto.
Con scatto serpertino provò un affondo per concludere subito il duello.

Il nobile cercò di girarsi mentre John schivava il suo assalto, ma il giovane fu lesto a toccarlo ben prima che la lama potesse avvicinarlo.
L'arbitro decretò la sua vittoria e il nobile cortesemente si allontanò dopo avergli offerto un rispettoso saluto con la lama.
Mentre dalla balconata c'era un parapiglia di applausi, fischi e movimenti (probabilmente di chi andava a incassare qualche scommessa o semplicemente via) un uomo che era stato al margine del cerchio di bracieri gli si avvicinò e con un alito che odorava di birra scura gli chiese: "Come ti chiami ragazzo?"

"John, John Locke" Rispose il pirata mentre salutava la folla con profondi inchini, dopo aver restituito il saluto dell'avversario sconfitto.

"Ma come mai volete sapere il mio nome?" CHiese quindi guardando con maggiore attenzione l'uomo, riponendo nel frattempo la spada che l'aveva servito egregiamente.

Quando John terminò di pronunciare il suo nome al ceffo questi rovesciò la testa all'indietro e gridò, così forte da far duolere i timpani al giovane: "IL VINCITORE DI OGGI E' JOOOON LOCCCCEEEE!" indicandolo quindi con le mani tese e i palmi aperti.
John non fu acclamato quanto il volume di folla presente avrebbe fatto pensare, ma forse questo era dovuto all'andamento delle scommesse, non certo favorevole alla maggior parte dei giocatori dato che in fondo aveva vinto un esordiente sconosciuto (cioé lui). Comunque intravide gesti di apprezzamento di varie dame ed una in particolare, il cui volto candido era contornato di foltissimi ricci e boccoli biondi gli lanciò una margherita prima di sparire dalla la folla che era affacciata alla balconata. Data la distanza non era in grado di distinguerne il viso, ma certo una simile capigliatura non sarebbe stata difficile da riconoscere qualora l'avesse rivista.
Il brutto ceffo che aveva da poco annunciato la sua vittoria lo accompagnò al piano superiore e gli fece consegnare un sacchettino tintinnante dagli uomini che incassavano le scommesse. Poi gli chiese: "Sei bravo ragazzo, che ne diresti di essere il nostro campione nella sfida di domani, per cinque pezzi d'argento? Oltre la borsa di domani, naturalmente" concluse farfugliando e storpiando il naturalmente aprendo un sorriso di denti storti e maleolenti.
Con la coda dell'occhio John notò Val e Orton che si avvicinavano facendosi largo nella calca di nuovi scommettitori che si affollava per vedere qualche nuova partita.

John stava un attimo giocherellando con la margherita che quella dama gli aveva lanciato, la prospettiva di un altra sfida domani lo allettava, ma aveva altri impegni specialmente verso Val e Orton.

"No, grazie ma penso che rifiuterò l'offerta. Io avevo bisogno di soldi e ora..." Fece tintinnare il sacchettino ".... ce li ho."
Fece un cenno del capo all'uomo "Vi auguro proficui guadagni." quindi si girò e andò incontro ai suoi due compagni.

Il ceffo fece spallucce e dopo aver dato una pacca sulla spalla a John si allontanò verso la scala.
Val e Orton gli si avvicinarono: entrambi erano sorridenti, ma il secondo pareva molto impressionato dalla performance del giovane pirata.
"Devo chiederti scusa - ammise il lanciatore di coltelli - pensavo che Val avesse fatto una sciocchezza ad assumerti, ma vedo che sai davvero il fatto tuo..."
Il banditore scacciò con un gesto quelle scuse che erano anche un apprezzamento a lui e aggiunse: "Sarà meglio che si vada anche noi a vedere come procedono i preparativi dello spettacolo. John se hai qualcosa da lasciare qui potrai usare la mia stanza."

John sorrise soddisfatto, aveva provato il suo valore e guadagnato nel frattempo il denaro che gli serviva.
"Si in effetti vorrei lasciare giù questo bauletto che continuo a portarmi dietro. Dopo di che verrò con voi se non vi dispiace."

John e Val tornarono nella stanza in cui avevano precedentemente discusso la faccenda Maraccius. Val dopo aver chiuso la porta dietro di loro si avvicinò ad un punto della parete tra due dei letti e infilò la chiave in quella che ad una prima apparenza sarebbe sembrata solo una delle innumerevoli imperfezioni della parete scavata nella roccia. Con uno scatto metallico una sezione della parete di forma irregolare, ma approssimativamente di due braccia per due, si staccò dal muro rivelando dietro di sé una cavità in cui erano stipati una cassetta di legno dall'aria pregiata, un piccolo scrigno di ferro e una mezza dozzina di sacchetti di pelle tinta in differenti colori.
Val rimosse la cassetta infilò dentro lo scrigno di John e quindi vi posò sopra la cassetta nuovamente.
Richiuso di nuovo quel bizzarro forziere disse: "Qui sarà più al sicuro, ma disponine quando vuoi, nessuno toccherà nulla, in quanto solo io ho la chiave."
I due tornarono quindi all'ingresso dove li attendeva Orton e si avviarono alla Torre della fiaccola.
Lì giunti John non notò alcuni cambiamenti nello spiazzo più grande: erano state aggiunte delle panche disposte in modo ordinato e nella parte più vicina al mare erano state montate due tende di spessa stoffa rossa, ciascuna delle dimensioni di un carro merci, e tra queste era steso un drappo di stoffa bianca, montato su una intelaiatura di legno, lungo poco più di una dozzina di passi.
Una piccola baracchina di legno affiancata ad una sorta di arcata dello stesso materiale ed alcune transenne bloccavano l'ingresso alle terrazze e allo slargo sottostante. Vicino ad essa Ibera stava discorrendo con due giovanotti biondi abbigliati con appariscenti ma popolari abiti verdi.
Nonostante mancasse ancora abbastanza tempo varie persone già gironzolavano per la zona ed un paio di venditori ambulanti proponevano in modo strillonesco tanto leccornie come mele bagnate di melassa quanto prodotti più locali come i frutti di mare.
Orton si separò da loro e Val condusse John da Ibera, fino ad arrivare sotto l'arcata di legno. Quando vi fu sotto il giovane capì che in realtà quella che a lui era parsa una baracca non era altro che una serie di tavolati di legno che incastrati tra loro permettevano di realizzare la costruzione che aveva visto in pochissimo tempo.
"Il tuo posto è lì" disse Val additando un punto sotto l'arco vicino ad una porticina di legno e appena dopo l'unica finestrella della piccola baracca.
"Solo chi paga può oltrepassare quel punto, salvo le guardie cittadine e i militari, e nessuno deve entrare nel chiosco, salvo me o Ibera. Tutto chiaro?"

"Non sono certamente delle istruzioni complicate Val, non preoccuparti riuscirò ad eseguirle." Rispose John con una strizzatina dell'occhio.
Essere tornato all'aria aperta gli piaceva e l'aria che respirava gli era familiare. Odore di spettacolo. Ricordava da bambino tutti gli spettacoli, quell'incredibile miscuglio di odori, che andava dal sudore e dalla puzza degli animali, fino ai dolci venduti e all'odore delle persone.

Tanti ricordi gli tornavano, sì sarebbe stata una bella serata.

Non se la riuscì a godere quanto avrebbe voluto. Il suo posto di lavoro gli impediva di avere una visuale sulla zona dello spiazzo dove la compagnia si esibiva e il flusso di spettatori non si interruppe mai abbastanza a lungo da permettergli di spostarsi a sufficienza per guardare lo spettacolo.
A parte dover alzare la voce con un gruppo di marinai, o far valere la sua autorità con un mentecatto che per tre volte aveva provato ad intrufolarsi insieme a gruppi familiari particolarmente numerosi John non dovette impegnarsi più di tanto. Ad un certo punto Val arrivò a sostituire Ibera la cui esibizione doveva essere di particolare suspance visto il silenzio che si alternava agli occasionali "OHHH!" del pubblico.
Il giovane poté però rilassarsi nel momento finale dello spettacolo in cui tutta la zona fu pervasa da uno stranissimo arpeggiare, suadente e vibrante insieme, pacato e veloce, come se due arpisti si stessero sfidando in un duello confrontandosi con due stili del tutto diversi. Un esibizione davvero pregevole, almeno per a giudizio del giovane.
L'esibizione degli arpisti gemelli era cominciata quando già era buio e un lampionaio aveva già acceso i lampioni al margine dello slargo, la cui via d'accesso fu presto ingombra di spettatori vocianti e soddisfatti.
Val sembrava piuttosto soddisfatto: "Una buona serata - disse soppesando la cassetta - hai già un posto dove stare per stanotte?"

I due gemelli erano proprio bravi in perfetta sintonia eppure in contrasto.

Riconcentrandosi su Val semplicemente rispose: "No non ho nessun posto dove andare a dormire, è stata una giornata parecchio impegnata e non mi sono soffermato su questo problema."

Val sorrise stancamente. "Non credo che risolverlo sarà difficile. Guardamare e Sotterra è piuttosto grande a quanto ho visto..."
Ibera in quel momento fece la sua comparsa: non indossava più casacca e pantaloni come prima, ma una gonna al polpaccio azzurra resa ancor più luminosa dalla presenza da una fitta decorazione di lustrini che si concentrava specialmente dove un ordito bianco ritraeva la forma di un'onda del mare ripetuta circolarmente lungo tutta la gonna.
La casacca invece era stata sostituita da uno stretto bustino celeste realizzato con un tessuto decorato con numerose stelle bianche, anch'esse riempite di lustrini come la trama ad onda del pezzo di sotto.
John non poté far a meno di notare che la gonna della giovane aveva vari strappi lunghi come un dito che decisamente non avevano nulla a che fare con le decorazioni.
"Pensavo di tornare alla locanda insieme a John e all'incasso, lui poi deve trovare ancora una sistemazione per la notte"
"Avviatevi pure - concesse Ibera - ci penseremo noi a mettere tutto a posto per l'esibizione di domani. Ci vedremo dopo per cena."

John salutò rispettosamente Ibera, quindi si incamminò con Val per tornare alla locanda.

"Come mai Ibera aveva tutti quegli strappi sulla gonna?" Domandò John dopo un pò che camminavano nella fresca aria della sera.

Val di Vandere sorrise: "Sei un osservatore piuttosto attento per quanto bevi, ma non temere, finché gli strappi sono sul vestito va tutto bene: è previsto che se li faccia nell'esibizione di lancio dei coltelli in cui lei fa da bersaglio. E' se mai li dovessi vedere altrove che ti dovrai preoccupare..."
aggiunse con un tono divenuto privo di ogni gaiezza. Accompagnati solo dal regolare scandire dei loro passi sul solido acciottolato non ci volle che un altro centinaio di passi per raggiungere la locanda. Mentre scendevano le scale incontrarono una giovane che le saliva, che John riconobbe immediatamente in Amalda, la ragazza dietro il bancone della locanda.

John sorrise all'indirizzo della ragazza, toccandosi la falda del cappello. E continuò a seguirla con lo sguardo anche dopo che la superarono.
Quindi riporto la sua attenzione al letto, la giornata era stata lunga e faticosa, sentiva ancora i lividi guadagnati nell'arena e i piedi in fiamme per aver attraversato l'isola in lungo e in largo durante la giornata.

Anche la ragazza gli sorrise ed era passata oltre di appena qualche gradino quando si voltò improvvisamente e dopo essere lievemente arrossita notando che lo sguardo di John ancora indugiava su di lei lo chiamò: "Signor John... ehm... John Locke quasi mi dimenticavo: prima è passato a cercarvi una uomo ma quando ha saputo che non c'eravate ha detto che sarebbe tornato domattina. Quindi può darsi che lo troverete qui domani quando tornerete. Altrimenti potrei fargli sapere dove alloggiate e mandarlo lì quando torna domani..."

"Grazie mille Amanda, incontrerò questa persona qui alla taverna, non vorrei essere disturbato negli alloggi, tranne che da una bella ragazza......" John lasciò la frase a metà. Aggiunse un semplice buonanotte sorridendo alla ragazza. Poi seguì Val desideroso di dormire sui fatti accaduti.

"Buonanotte a voi" rispose lei scomparendo poi all'esterno. Arrivati nella sala di ricevimento del Guardamare e Sotterra trovarono ad aspettarli un uomo magro con un naso sorcino, grosse orecchie e occhi sporgenti. Questi però si rivelò competente nel suo lavoro e John riuscì ad avere l'ultima stanza singola disponibile, tra l'altro non lontana da quella di Val per 2 soli pezzi d'argento. Accompagnò il banditore fino alla sua stanza e dopo che questi si fu assicurato che dentro fosse tutto in ordine si accomiatarono. La stanza di John si rivelò essere molto compatta, un quadrato di poco più di 5 passi di lato con un letto che ne occupava buona parte della metà destra ed una sedia di legno infilata sotto un tavolo di pietra ricavato scavando nella roccia fino ad ottenere una lastra di pietra spessa quasi un piede. Nella nicchia soprastante il tavolo era agganciato un portacandele di metallo con una candela.

John stava per tuffarsi sul letto quando il buon senso ebbe un attimo la meglio sui suoi sensi, prese la sedia e la mise dietro la porta per bloccarla, o almeno costringere qualsiasi instruso a fare parecchio rumore per entrare.
Soddisfatto della suo opera si lasciò cadere sel letto senza neache spogliarsi, se non della spada messa affianco al letto in caso di necessità.

Il sonno lo colse subito.

Quella notte, sognò di trovarsi su una nave durante una tempesta e dopo aver resistito per un tempo infinito sul ponte rischiando ogni momento di finire fuoribordo si decise ad andare sottocoperta dove nel quadrato ufficiali c'era il ministro di Gogun, Burgan con un gran boccale di birra in mano, gli abiti sporchi e una sguardo da ubriaco che dardeggiava tra lui e tre elfe della neve nude il cui volto era però nascosto da un velo.
"La vita vissuta al massimo non è che uno scioffio di Vento! Può portarti lontanissimo, ma non dura che un momento" biascicò il chierico. "Su uniscisciti a noi!" offrì ma proprio allora qualcuno prese a cannoneggiare la nave tanto forte che quando un momento dopo John si svegliò ancora continuava.
No. Non erano cannonate, era qualcuno che stava bussando vigorosamente alla porta.
Una voce apparentemente femminile, resa però irriconoscibile dalla porta chiamava "Signor Locke, Signor Locke..."

Con gesti lenti il giovane si tirò su a sedere, si stiracchiò profondamente.
"Devo smetterla di bere roba scadente." Biascicò mentre si strofinava gli ancora impregnati del sonno movimentato.

Perchè Burgan disturbava i suoi sogni? Forse quel giorno avrebbe avuto la risposta.

Aprì la porta di scatto "Complimenti l'ha trovato."

Per poco Amalda, intenta in un ulteriore tentativo di bussare non gli cadde tra le braccia per la subitaneità della sua azione. "certo che voi sapete come stupire una donna - disse lei riprendendo l'equilibrio e sfonderando al contempo un sorriso - l'uomo che vi cercava ieri è tornato. Vi aspetta all'ingresso."

"Certo che sò stupire una donna." Rispose John sorridendo alla ragazza "E grazie di essere venuta ad avvisarmi." Adesso arrivo.

Quella persona era parecchio insistente e visto che non era uno sprovveduto per sicurezza recuperò la sua spada, finì di vestirsi e andò senza indugiare all'ingresso.

Quando arrivò all'ingresso Amalda lo indicò all'uomo che lo aspettava.
Si trattava di un tipo tarchiato sulla quarantina con la faccia larga, contraddistinta da un nasone ed occhi a palla. Indossava una livrea da servitore di colore rosso contraddistinta da un blasone la cui metà destra riportava metà di un volto di medusa su sfondo bianco e quella sinistra l'altra metà di un volto di fanciulla dai capelli corvini, che però aveva gli occhi simili a quelli di un serpente, su sfondo azzurro. Dato che la dimensione dei due mezzi volti coincideva lo stemma risultava piuttosto inquietante.
"Salute a voi Gentiluomo - esordì il servitore - il mio nome è Giorinia e rappresento il Marchese Dontero Gnerogo di Anticadice. Il mio padrone desidera incontrarvi."

Salutato con un inchino Amalda, John si rivolse all'uomo, anche scavando in tutta la sua memoria non riusciva a trovare traccia di un nobile, tranne forse quello che aveva affrontato in duello il giorno prima.

"E come mai il vostro signore desidera vedermi?" Chiese con genuina curiosità.