Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

L'agaro attese nei pressi dell'ingresso della grotta. Per un po' non sentì nulla. Poi per un solo attimo gli parve di sentire qualcosa, delle parole forse, che proveniva dall'oscurità davanti a lui, ma non seppe dire né da quale punto preciso né in quale lingua, se di linguaggio si trattava, quanto aveva sentito era stato pronunciato.

Ad un certo punto si ricordò che quella non era l'unica caverna nei dintorni:
"E se tutte queste caverne fossero comunicanti? Potrebbero prendermi alle spalle!"

Decise così di attendere ancora qualche minuto e, in caso non ci fossero stati cambiamenti, avrebbe raggiunto l'entrata alla destra di quella che stava attualmente vigilando.
Più simile ad una fendiura a dire il vero...

Non passarono però che poschi secondi e una piccola sfera di fuoco squarciò le tenebre della grotta davanti a cui si trovava, illuminando per qualche istante un orchetto che indossava degli ornamenti d'osso. La sfera sfrecciò quindi nella sua direzione veloce come un dardo.

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E' molto difficile (22+ su un d20 visto il tuo punteggio di Agilità) ma puoi provare a schivare la sfera. L'orchetto è almeno a 20 passi di distanza da ta all'interno della grotta.

"Ma che...!"

Nemmeno il tempo di formulare un pensiero, che quel bagliore fece scattare i nervi del barbaro. Provò a saltare lateralmente sebbene la situazione, in quei frangenti, era più che mai confusa.

L'agaro provò a scansare la sfera infuocata scartando di lato, ma non fu veloce a sufficienza e questa lo colpì al fianco. Fortunatamente l'armatura lo protesse da una seria ustione, ma comunque sentì un certo bruciore. Notò però che il pelo stava prendendo fuoco. Avrebbe dovuto spegnerlo rapidiamente prima di prendere seriamente fuoco e trasformarsi in una torcia umana.

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Hai subito 3 punti di danno. Hai ancora 50 PV. Per evitare di prendere fuoco devi fare un test sull'Abilità(attributo) contro 16. In caso tu fallisca subirai alcuni altri danni (pochi visto che già il danno di partenza è piuttosto basso) e potrai riprovare a fare il test il giro seguente, ma la nuova difficoltà sarà pari alla vecchia più il numero di punti di cui hai fallito. (Alternativamente puoi toglierti la pelliccia e risolvere il problema, ma non la vedo così grave la situazione da doverlo prendere in seria considerazione.)

"Merda!"
Con le mani cercò di tamponare velocemente la piccola zona bruciante dell'armatura...

"Così facendo non riuscirò a concludere nulla..."

Agendo ad una velocità quasi frenetica Hvergelmirsen riuscì a soffocare le fiamme sulla sua armatura. Sentì però anche ripetersi e questa volta più chiaramente, le parole che aveva percepito vagamente appena prima che la sfera di fuoco comparisse dal nulla. Sentite bene o meno la lingua in cui erano pronunciate rimaneva per lui oscura.

"Merda!"

Ancora una volta, con il fumo nero che oscurava la parte di armatura danneggiata, si spostò nuovamente a fianco dell'entrata facendo appello ai suoi riflessi barbarici.
La schiena doveva essere il più distesa possibile lungo la parete, di modo che le fiamme non avessero potuto minimamente sfiorarlo.

Hvergelmirsen si mosse appena un momento prima che un'altra sfera di fuoco (tralaltro apparentemente più grande della precedene) illuminasse per un attimo l'orchetto con gli ornamenti d'osso e iniziasse poi a volare veloce nella sua direzione. Appiattendosi sulla parete l'agaro riuscì però a evitarla e questa proseguì il suo volo all'esterno della grotta.

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Volendo potresti tentare un tiro alla cieca verso dove ritieni ci sia l'orchetto, ma non c'è bisogno che ti dica che le possibilità di colpirlo non sono molte.

Al chè tentò l'impossibile: con l'ascia stretta tra le mani si gettò verso la direzione in cui aveva udito le strane ed animalesce parole e dalla quale probabilmente era situata la fonte degli incantesimi di fuoco.
Cercando di orientarsi con l'udito, avrebbe colpito l'orchetto incantatore.

L'agaro si buttò in carica a testa bassa, esponendosi ad un grande rischio. Stava precipitandosi verso il luogo da cui poco prima era partita la sfera di fuoco quando qualcuno attentò alla sua vita sfruttando la copertura delle tenebre. Fu solo un movimento maldestro dell'attentatore che permise a Hvergelmirsen non solo di evitare il colpo ma anche di rispondere ferendo profondamente il suo avversario all'addome. Sebbene ancora al buio, ora aveva idea di dove fosse il suo nemico, che evidentemente ora era in difficoltà. Sentì anche però dello scalpicciò provenire dal profondo dell'oscurità, segno che altri orchetti, o chissà cosa si stava muovendo nella sua direzione e avrebbe presto potuto minacciare il suo fianco sinistro.

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Hai dato una stralegnata ad un orchetto (non sai quale con sicurezza perché è buio ma ritieni che sia il mago) e ci è mancato poco che lo fecassi fuori sul colpo. E' probabile però che tra 1 massimo 2 giri ti arrivino una o più creature con intenzioni probabilmente ostili e se le combatti nell'oscurità hai un malus abbastanza pesante, specie nel primo giro in cui le affronti.

Rivolgendosi nuovamente alla fortuna e alla sue capacità di orientamento, cercò di finire quel che aveva iniziato.
Le sue braccia caricarono il colpo, per poi affondare la lama nell'oscurità davanti a lui.

L'orchetto con gli ornamenti d'osso si difese furiosamente ma ora che l'agaro sapeva dove egli si trovava, il vantaggio delle tenebre non era più tale da permettergli di avere il sopravvento. Hvergelmirsen lo colpì violentemente al volto, sfracellandogli naso e occhi. Anche se sentì solo cadere il suo avversario, senza vederlo, Hvergelmirsen suppose che il colpo fosse stato mortale.
D'un tratto l'agaro non sentì più il rumore di passi in avvicinamento. Probabilmente le vili creature ora lo osservavano dall'oscurità più timorose avendo visto cadere per sua mano anche il mago della loro tribù.

"E ora che faccio? Se fuggo, perderei la posizione di vantaggio... se rimango, prima o poi capirebbbero che nell'oscurità sono completamente indifeso!
"Schifosi maiali! Credevate che nell'oscurità fossi fragile ed indifeso VERO? EH?
V E R O ??? VI SGOZZERO' COME TACCHINI, MA LENTAMENTE!"
"Vediamo se riesco a temporeggiare..."

Le parole venivano pronunciate con violenza, mentre la mano frugava lentamente nella tasca dello zaino onde trovare la sfera che lo aveva condotto sin lì e il pugnale recuperato dal corpo del vecchio. Anche lo strano amuleto sarebbe stato una possibile eventualità...
"Spero solo che quelle cianfrusaglie recuperate servano a qualcosa... o qui mi ritroverò nella merda!"

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Provo ad intimidirli...
Che brutta situazione!

Mentre le sue parole squarciavano il silenzio e l'oscurità della grotta, ritornando come eco frastagliati, l'agaro udì uno scalpiccio scomposto. Almeno un paio di creature si stavano allontanando rapidamente, se i sensi non lo stavano ingannando. Probabilmente l'orchetto che aveva appena eliminato aveva una posizione molto importante all'interno della tribù.

All'udir dell'allontanarsi dei passi, con uno scatto afferrò il corpo esanime dello sciamano, tenendolo stretto attorno al suo braccio destro, mentre con il sinistro teneva salda la sua ascia, purtroppo non utilizzabile essendo una possente arma a due mani.
Poi, cercando di non apparire come "codardo", si avviò con il corpo verso l'esterno della grotta, con passi misurati, scattanti ma non oziosi.

Trascinare il corpo dello sciamano non fu difficile. Non erano passati che pochi respiri quando Hvergelmirsen riuscì a beneficiare nuovamente della calda luce del sole. Finalmente potè vedere bene la sua vittima: era un orchetto il cui volto era ridotto or mai ad una maschera di sangue irriconoscibile. A differenza degli altri orchetti indossava una specie di tunica di cuoio nel cui tessuto erano state infilate delle costole tramite dei fori. Attorono alla vita, appesi ad un'altra striscia di cuoio portata a mo' di cintura vi erano numerosi sacchetti rudimentali, più o meno gonfi e colorati ed una maschera di legno dipinta di nero dalle fattezze mostruose.
Intorno al collo portava vari amuleti e pendenti di osso, rame, ambra e ossidiana. Infine, ancora stretto nella mano destra l'orchetto teneva un pesante scettro di ossidiana, la cui testa raffigurava una bocca irta di lunghi denti.
Sebbene fosse di nuovo alla luce del sole non era però ancora al sicuro. Così come lo sciamano aveva scagliato contro di lui sfere di fuoco dall'oscurità così uno qualsiasi degli orchetti ancora in vita avrebbe potuto fare con una più mondana ma non meno pericolosa arma da lancio o da getto.

"Mi serve assolutamente un fuoco, o qui si rimane fermi!"

Con caparbietà decise di riscendere il versante montuoso, trascinando con sè il corpo dello sciamano come scudo in caso di lancio di frecce o giavellotti da parte dei disgustosi inquilini delle grotte.
Una volta sceso, se ancora vivo, avrebbe cercato il materiale per accendere una torcia da legare eventualmente all'arma.

Hvergelmirsen ridiscese il versante usando lo sciamano come scudo, ma nessuno provò a scagliargli alcunché contro.
Arrivato di nuovo ai piedi della montagna e valutò come ottenere una torcia per illuminare la grotta ed affrontare i rimanenti orchetti in un modo non totalemente suicida.
I vestiti dello sciamano avrebbero potuto essere utili una volta fatti in strisce ed avvolti intorno ad un ramo. Forse poteva provare ad avvolgerli intorno alla sua stessa ascia, ma non avrebbe rischiato di bruciarne il manico o recidere le strisce frizionanole contro la lama? Sentiva anche che dal corpo proveniva un odore di grasso rancido... forse in uno dei sacchetti o in un qualche recipiente nascosto sotto le vesti l'orchetto ne portava e se così era Hvergelmirsen avrebbe potuto spalmarlo sul cuoio e la pelle per ottenere delle torce ancora più luminose.

Con meticolosa attenzione inizò a cercare tra gli indumenti di quel lercio essere, alla ricerca di tutto ciò che a prima vista fosse stato utile al caso.

L'agaro frugò tra i vestiti dello sciamano, e mentre lo faceva si sporcò la mano di grasso puzzolente. Cercando meglio tirò fuori da sotto i vestiti una specie di fiasca fatta a partire da una grossa vescica di animale: questa era piena di grasso gialliccio e piuttosto maleodoroante. Uno dei suoi colpi, perforando i vestiti dell'orchetto la aveva forata e ora il grasso ne stava lentamente uscendo fuori. Se lo avesse spalmato su delle strisce di cuoio provenienti dal vestito e poi arrotolato e annodato saldamente le strisce intorno ad un ramo diritto avrebbe potuto ottenere una accettabile torcia improvvisata.

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hai frugato tra i vestiti, ma visto che non lo hai detto non hai ancora controllato il contenuto dei sacchetti.

L'odore nauseabondo che emanava quell'essere costrinse Hvergelmirsen a trattenere il fiato per alcuni secondi, durante i quali aprì i sacchetti per scrutarne il contenuto...

La maggior parte dei sacchetti erano pieni solo di polveri colorate e puzzolenti o di foglie o rami sbriciolati con un forte odore balsamico o un acre olezzo di muschio marcio. Tre invece contenevano oggetti palpabili: il primo era pieno di ossa, principalmente di falangi e piccole ossa di animali e forse di qualche uomo, tutte incise con simboli oscuri e tutte forate, come se fossero state preparate per fungere da amuleto o per essere infilate in una collana. Il secondo conteneva vari insetti neri simili a scarafaggi, ognuno grande quanto un pollice; essi avevano una strana consistenza, in quanto sembrava che fossero secchi, o trattati con qualche sostanza o magia, o forse addirittura intagliati tanto abilmente da sembrare veri ma questa ipotesi, considerando il loro possessore, pareva improbabile.
Il terzo sacchetto fu quello col contenuto più sorprendente in quanto vi erano stipate numerose pietre azzurre opalescenti. Queste erano indubbiamente di valore, se non preziose.

Dopo essersi avidamente impossessato delle pietre colorate, strappò delle striscie di pelle dai sudici abiti del corpo dello sciamano, le cosparse di olio e alcune le pose in una tasca del suo zaino.
Le rimanenti invece le avvolse sulla testa di un lungo bastone, per poi dare loro fuoco.
Successivamente cosparse interamente anche la testa metallica della sua ascia di abbondante grasso infiammabile.
Dopo aver riposto momentaneamente l'ascia nella sacca da viaggio, riscalò il versante della montagna con la torcia in una mano.

Nessuno intervenne a fronteggiarlo o a bloccare la sua ascesa, ne fu bersaglio di lance, martelli od altre primitive armi da getto. Poco dopo era lui a fronteggiare di nuovo l'ingresso della grotta. I corpi degli orchetti da lui uccisi lì davanti iniziavano appena a irrigidirsi. Ora però le tenebre non erano più impenetrabili: la luce della torcia le avrebbe squarciate svelando i suoi avversari.