Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

Poco prima di entrare, poggiò la parte infuocata della torcia contro la testa metallica e ingrassata della sua arma; poi con l'enorme ascia tenuta con la mano destra e la torcia con la sinistra, entrò nella oramai non più tenebrosa tana.

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Ti ricordo che la testa dell'arma l'avevo cosparsa quasi tutta dello stesso grasso che c'è sulla torcia.
Poi ovviamente quando ci sarà da combattere dovrò per forza di cose posare o gettare la torcia... ma nel frattempo le tengo in mano entrambe, tanto non ho nulla da perdere :P

Si addentrò nella caverna per una quarantina di passi, prima che la sua fonte di luce arrivasse ad illuminare tre orchetti, due femmine ed un maschio, armati con lance dalla punta d'osso.
Questi parevano difendere un passaggio e quando videro Hvergelmirsen non si mossero per affrontarlo, ma grugnirono contro di lui frasi minacciose nella loro lingua gutturale ed agitarono le lance.

Senza pensarci due volte gettò la torcia a terra, mentre il suo corpo balzò contro il primo dei tre, quello sulla sinistra.

Hvergelmirsen fu sfortunato. Nella sua foga inciampò in una irregolarità del terreno divenendo un bersaglio assai più facile per gli orchetti e rovinando il suo stesso attacco. Sia l'orchetta di sinistra che quella che stavano al centro lo attaccarono con veemenza riuscendo a ferirlo entrambe. L'orchetto che era a destra invece si dovette spostare per poter assaltare anche lui l'agaro. Unica consolazione fu che l'impatto delle loro armi d'osso fu quasi completamente annullato dall'armatura infliggendo a Hvergelmirsen solo ferite superficiali.

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Hai subito 20 PV di danno (14 da un'orchetta e 6 dall'altra), te ne restano 30 ancora. Devi cercare di abbattere almeno uno degli avversari perché hai molti malus attivi al momento (-4 perché combatti contro 3 avversari, -2 perché le loro armi hanno un tempo di attacco inferiore a 3, -1 perché hai perso il giro appena trascorso).

"Merda!"
Il giovane sentì la punta delle armi trafiggere le sue carni anche se non in maniera grave... ma le ferite che aveva conseguito sino ad ora continuavano a riversarre sangue a terra.
Stringendo i denti tanto da sentirne lo sfrigolio, si alzò e, con gli occhi insanguinati, calò l'ascia sullo stesso avversario deciso prima.

Mentre la rabbia cresceva in lui Hvergelmirsen tentò una serie di attacchi spregiudicati contro il suo avversario. Gli altri due però gli impedirono di renderli seriamente pericolosi, intromettendosi con una serie di affondi.
L'agaro venne ferito nuovamente, seppur in modo lieve e solo un colpo di fortuna fece si che un violento colpo di lancia al volto fosse devitato all'ultimo momento dalla protezione delle guance dell'elmo.

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Hai subito altri 19 PV di danno (18 da un'orchetta e 1 dall'altra), te ne restano 11 ancora. Hai usato due punti favore per annullare l'attacco dell'orchetto.

La rabbia che covava esplose in un urlo di dolore e vendetta.
Con una spinta delle gambre protese il corpo nuovamente verso il suo avversario di sinistra, in un ultimo, disperato tentativo.

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Uso lo spaccamontagne.
Uso i punti fortuna per un colpo ben centrato, se possibile...
Mi sa che questo pg me lo gioco! Solo che non ce lo vedo a scappare via in preda alla furia...

L'agaro provò a caricare un colpo capace di spazzare via il suo avversario, ma combatteva contro tre nemici e questi gli fiondarono contro una gragnola di affondi ferendolo tutti e tre in vari punti e rendendo vano il suo tentativo.

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Hai subito altri 30 PV di danno e sei tuttora sotto lo 0 a -19 PV. Grazie a Resistere al Dolore non sei ancora in Agonia. Puoi riprovare la tecnica senza penalità al prossimo giro se vuoi.

Sentendo il braccio della morte avvinghiarsi lungo il suo corpo, con il fuoco della sua ascia che muoveva le ombre come fantasmi nella notte, il giovane ed inesperto agaro provò una sensazione inusuale per le situazioni di battaglia: era la paura. Ma non la stessa che gli incutevano gli sciamani malvagi e i negromanti, la stessa che provava nei sogni più terribili ove demoni e spiriti maligni pretendevano la sua anima...
In quelle situazioni, infatti, la sua mente era ben consapevole di ciò che accadeva attorno a lui.
Ora invece era un barbaro in preda alla furia omicida, nell'incoscienza che ancora uno o due colpi discretamente assestati potevano spezzare in due la sua vita; e quella strana paura non faceva altro che alimentare ulteriormente la sua ira.
Un urlò uscì dalla sua gola prima di affondare forse l'ultimo fendente della sua vita mortale:
"ULFH NJORDSEN!!!"

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Spaccamontagne contro l'orchetto di sinistra...!

Forse il suo urlo scosse i suoi avversari o solo semplicemente l'ombra della morte dalla sua strada: i suoi colpi si abbatterono infatti inesorabili e inarrestabili sull'orchetta di sinistra ferendola profondamente al corpo ed amputandole di netto il piede sinistro all'altezza della caviglia. Essa cadde al suolo pesantemente e giacque immobile.
Hvergelmirsen riuscì anche a respingere tutti gli affondi degli altri due avversari, che annusando forse già una rapida vittoria ora erano stati resi più cauti o codardi dalla dipartita della loro compagna.

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Il colpo spaccamontagne ha avuto pieno successo. Hai ridotto il malus di 3 punti per il prossimo giro. Sei però ancora a -19 PV.

Il sangue iniziava a macchiare le pareti, incupendo ulteriormente il già terribile luogo. Il rumore delle armi che cozzavano, delle carni che venivano lacerate, dagli urli, che siano stati di dolore o di gloria, rimbombavano come campane nelle orecchie di Hvergelmirsen.
E la sua adrenalina ribolliva assieme al barbarico sangue.
Gli occhi infuocati pretendevano solo morte, e la sua ascia cercava di obbedire loro come una fedele servitrice.
Dopo aver ribilanciato in maniera sommaria il baricentro del corpo, le braccia vorticarono nuovamente attorno al capo, facendo roteare le vigorose spalle; le coscie piegavano le gambe in tutta la loro poderosità, di modo da assicurare una certa stabilità, sebbene la mancanza di coscienza non potesse definire la sua tecnica di combattimento propriamente "disciplinata".
Il fuoco che bruciava il grasso della lama vorticava assieme ad essa, producendo delle suggestive strisce lumonose nell'aria che, dopo l'ulimo colpo, puntavano verso il secondo orchetto.

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Provo ancora lo spaccamontagne

La furia di Hvergelmirsen diveniva più inarrestabile ad ogni colpo che sferrava, ma anche la sua noncuranza nel difendersi aumentava di pari passo. L'agaro colpì infatti l'altra orchetta che gli si opponeva sia al corpo che ad una gamba facendola vacillare prima e costringendola a zoppicare poi. L'altro suo avversario però riuscì a prenderlo mentre era piuttosto scoperto ma fortunatamente l'affondo della sua lancia fu deviato dall'armatura del giovane combattente.

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Come prima il colpo spaccamontagne ha avuto successo. Sei però ancora a -19 PV.

Il suo obiettivo, almeno in quel frangente, era eliminare l'orchetta oramai zoppicante. Dopo aver accusato il colpo del terzo nemico, strinse con poderosità il manico della sua arma, per poi abbatterla con tutto il peso delle sue braccia in senso verticale su di lei.

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Credo che un colpo normale ma ben assestato possa bastare... in fin dei conti si è presa uno spaccamontagne!

Nulla poté l'orchetta contro la ferocia degli attacchi dell'agaro che, dopo averne sbaragliate le difese, la colpì con violenza all'addome, facendola stramazzare al suolo. Il taglio era tanto profondo che il sangue uscì copioso lasciando intravedere anche dei visceri.
L'altro orchetto provò ad approfittare nuovamente della scarsa propensione a difendersi di Hvergelmirsen ma questi deviò i suoi colpi con precisa determinazione.
Lo scontro era ormai prossimo alla sua fine naturale, e l'orchetto che evidentemente era cosciente di quale questa sarebbe stata indietreggiò alcuni passi per cercare di sfruttare a pieno la maggiore portata della sua arma.

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Anche la seconda orchetta è fuorigioco, il malus si riduce di altri 3 punti e ti resta da affrontare un solo orchetto. Sei però ancora a -19 PV.

I passi indietreggianti del lercio nemico non fecero altro che spronare ulteriormente la ferocia di Hvergelmirsen, che approfittò del rimbalzo dell'ascia contro il pesante corpo della sua ultima vittima per affondare un colpo il più possibile poderoso, fecendo verticare l'ascia attorno alle spalle.

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Spaccamontagne sull'ultimo

L'orchetto avanzò improvvisamente mentre Hvergelmirsen caricava il colpo, rendendolo meno efficace del previsto, ma egualmente fu ferito in modo serio al torace. La sua lancia però colpì l'agaro al corpo vincendo di poco la protezione dell'armatura, per la violenza del colpo si piegò e per un effetto elastico si distese poi senza spezzarsi respingendo il giovane guerriero di qualche passo. L'orchetto ne approfittò e sanguinando si diede alla fuga oltre lo stretto passaggio che aveva finora difeso.

Con l'ascia levata, l'agaro rincorse il fuggiasco con l'intenzione di raggiungerlo e di porre cosìì fine alla sua miserevole vita. Con un salto dalla posizione in cui si trovava, ceercò di non essere colto alla sprovvista dalla fuga dell'orchetto, portandosi quindi in posizione antecedente la sua.

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Colpo normale.. vediamo se lo prendo!

A dispetto del tentativo di Hvergelmirsen l'orchetto riuscì a scappare prima che l'agaro riuscisse a colpirlo bloccando la sua fuga sul nascere.
Oltrepassarono entrambi la strettoia che gli orchetti avevano fino a quel momento protetto: l'unica fonte di luce presente era quella della testa dell'ascia dell'agaro che bruciava ancora per via del grasso.
Appena una decina di passi oltre la strettoia l'inseguiemento terminò bruscamente: un altro agaro aveva intercettato l'orchetto e gli aveva conficcato una spada nel corpo. L'agaro era più alto di Hvergelmirsen e vestito interamente di rosso. Il suo viso tranne la bocca era completamente nascosto da un elmo cornato di metallo grigio con venature rossicce.
Pur non avendone mai vista un'immagine prima di quel momento Hvergelmirsen capì che colui che aveva di fronte non era un comune essere mortale, ma una forza primordiale del suo popolo: il Principe Rosso, Signore Insanguinato e patrono di tutti coloro che combattono per vincere i nemici.
Questi svelse la spada dal corpo dell'orchetto che crollò subito al suolo inerte e guardò il giovane agaro attraverso l'elmo con occhi rossi e feroci, poi parlò: "Mi stai servendo bene. Distruggi il muro marchiato dal ghiaccio e avrai la tua ricompensa, ma ricorda che essa è solo per servirmi ancor meglio..." poi alzò lo sguardo verso l'ascia bruciante di Hvergelmirsen e soffiò forte. Una corrente d'aria avvolse l'agaro per un momento e la fiamma si spense, lasciandolo nell'oscurità più completa. Un momento dopo anche il suo corpo cedette e tutto divenne ancora più oscuro.
Dopo un tempo indefinito Hvergelmirsen riacquistò coscienza di sé. Era tutto completamente buio intorno a lui, ma poteva sentire un pavimento terroso sotto di lui, come quello della grotta. Era morto e divenuto uno spirito? Non sentiva dolore...

"Cos'è successo? Ricordo a stento..."
Ripercorse con la mente gli ultimi momenti di coscienza, sebbene lo stato di furia omicida che li aveva accompagnati non gli consentisse una visione limpida dei ricordi: il colpo mortale del secondo orchetto, l'inseguimento del rimanente verso le viscere della grotta, la luce della sua ascia che muoveva le ombre delle rocce, il rumore dei suoi passi che sfumava ovattato nella testa... e poi Lui, Il Signore Rosso del Fuoco, la Morte del nemico e la Gloria del suo Sangue...
"Possibile?

Poi, ritornò con la mente alla sua situazione attuale.
"Non sento alcun dolore... le mie ferite? O sono forse morto?"
Iniziò quindi a palpare il suo corpo per constatare se fosse ancora in vita o meno. Le mani passavano anche sulle zone dove aveva ricevuto le profonde ferite che aveva subito durante gli ultimi scontri, sebbene ricordasse solo una vaga sensazione di dolore quasi completamente occultata dal furor belli.

Tastandosi attentamente, e cercando di richiamare alla memoria le ferite ricevute Hvergelmirsen palpò più punti del suo corpo: in tutti trovò in prossimità o corrispondenza delle ferite qualcosa di rappreso, forse del sangue, ma nessuna traccia di tagli (alcuni dei quali dovevano essere abbastanza estesi) ne di altre lesioni. Mano mano che riprendeva coscienza di sé si accorse di non essere per nulla stanco o debilitato, ma anzi, si sentiva riposato e pieno di forza. L'oscurità però gli impediva di vedere. La sua ascia doveva essere lì intorno da qualche parte, vicino a lui ma nascosta dalle tenebre. Non lontana doveva essere anche la torcia che aveva buttato via quando era iniziato lo scontro. Chissà quanto tempo era rimasto svenuto e se era giorno o notte fuori dove brillavano le stelle?

"Che sia stato l'intervento del Divino a guarire le mie ferite? Beh, ciò che è stato è stato!"

Archmage ha scritto:

"Mi stai servendo bene. Distruggi il muro marchiato dal ghiaccio e avrai la tua ricompensa, ma ricorda che essa è solo per servirmi ancor meglio..."

Le parole del Principe Rosso gli balenarono subito in mente:
"Un muro marchiato dal ghiaccio? Come può esistere qui dentro un muro del genere? E che vorrà dire? Si, doveva per forza riferirsi a qualche parte della grotta... ricordo che il vecchio prima di sparire mi aveva detto che in questo luogo è celata la mitica ascia. Ho assolutamente bisogno di vedere, non posso continuare in queste condizioni!"
Si levò quindi da terra, cercando di trovare dapprima la sua ascia, poi le pareti, per poi procedere a tastoni verso quella che ricordava essere la via di uscita...
"Spero di trovare la mia torcia ancora accesa lungo il percorso..."
Ad un certo punto, però, ricordò di avere degli oggetti nello zaino, recuperati dal vecchio della caverna e da un orchetto ucciso al di fuori di essa; lo aprì, nella speranza che, questa volta, tali monili potessero risultare di qualche utilità.

Trovare l'ascia non fu difficile. Le sue mani tastando a tentoni il pavimento della grotta la trovarono quasi subito. Putroppo la parte in legno, a dispetto dell'ampia copertura di grasso che vi aveva fatto era stata rovinata dall'uso improvvisato che ne aveva fatto come torcia ed ora le lame della scure non vi parevano stare più tanto salde quanto prima.
Dopo una laboriosa ricerca tirò fuori dallo zaino la pietra che lo aveva guidato fin lì e, in modo assolutamente inatteso questa brillò di nuovo per un momento indicando una direzione a nord est (considerando che lui stesse ovviamente guardando verso sud, cosa di cui non era affatto sicuro).
La flebile luce fu sufficiente all'agaro per individuare, poco davanti a lui, il moncone di torcia che aveva usato per farsi luce. cadendo a terra si era spenta, ma ora che nono vi erano più minacce poteva riaccenderla con calma.

Dopo aver riacceso la sua torcia, frugò tra i cadaveri in cerca di un'altra arma. La sua avrebbe potuto cedere da un momento all'altro e non poteva permettersi di trovarsi completamente disarmato nel mezzo di un combattimento. Inoltre la lama della sua ascia a due mani non era pù circondata dalle fiamme, quindi avrebbe dovuto usare un'arma più piccola per poter sorreggere la trorcia con l'altra mano.

Mentre frugava i corpi degli orchetti illuminandoli con la torcia, Hvergelmirsen notò un particolare che fino a quel momento gli era sfuggito: i cadaveri erano rigidi e il loro stato e l'odore che emanavano indicava che erano già morti da qualche giorno. Quanto tempo era rimasto quindi privo di conoscenza e perché non provava però fame o sete in proporzione se erano passati vari giorni? Stregoneria o portento officiato dallo stesso Principe del Sangue? Non era in alcun modo in grado di rispondere a quelle domande.
Gli orchetti morti non avevano inoltre altre armi al di fuori delle lance e un paio di rozzi coltelli di selce, di certo meno efficaci in combattimento della sua seppur piccola ascia da lancio.
Nessuno lo disturbò durante quella perquisizione né, era evidente dal fatto che lui fosse ancora vivo e libero, alcuno era stato lì da un bel po' di tempo. Quindi o aveva sterminato l'intera tribù di orchetti o li aveva tanto spaventati da convincerli a lasciare la grotta, magari da un altra via d'uscita a lui ignota. Certo poteva anche averli spazzati via il Principe del Sangue, ma se quella era la sua intenzione perché non lo aveva fatto direttamente, ed era intervenuto solo quando la carneficina era già stata fatta quasi interamente da un mortale come lui? Un'altra domanda da aggiungere alla lunga lista di quelle senza risposta.

Afferò quindi la sua piccola ascia, poi si trattenne qualche instante davanti ai disgustosi cadaveri, abbandonandosi ai pensieri...
"La sfera mi ha condotto sin queste grotte... il vecchio mi ha detto che la mitica ascia si trova qui dentro, sempre se questo è il clan orchesco di a cui si riferiva... e una conferma sembra propio essermi stata data dal Principe Rosso in persona. Non sono solo coincidenze queste!"
Ripose la sfera nello zaino, in cima alle cianfrusaglie ivi contenute; poi si diresse lungo le viscere del tunnel tanto disperatamente difeso dai tre orchetti, illuminate dalla torcia.
I sensi in allerta.