Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

L'agaro scrutò le ossa con attenzione ma erano troppo rovinate per essere certi che potessero essere umane anche se era certo che appartenessero a più di una creatura e che almeno una di esse era stata umanoide.

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Per comodità e chiarezza ti allego una mappa di quanto hai finora esplorato. I trattini rossi indicano che in quei punti l'ambiente era più vasto di quanto la torcia potesse illuminare.[/url]

Senza soffermarsi oltre entrò nello stretto passaggio, nella speranza di non incotrare ostacoli che lo avessero costretto a dover effettuare una veloce ritirata per quell'angusto corridoio.

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Grazie per la mappa mi è stata utilissima :)

Attraversato lo stretto passaggio Hvergelmirsen avanzò per una quarantina di passi senza che il cunicolo diventasse mai più largo di tre od alto più di due piedi sopra la sua testa. Si accorse subito quindi quando passò sotto ad un apertura quasi circolare nel (basso) soffitto del cunicolo: sembrava come la fine di chissà quale pozzo, anche se guardandovi dentro non vedeva nessuna luce salvo quella della sua torcia. Il cunicolo in cui si trovava comunque continuava anche oltre fino a perdersi nell'oscurità.

Osservò meglio le pareti di quella sorta di cunicolo verticale per constatare se ci fossero dei gradini anche naturali: in cuor suo sperava di non dover mai affrontare quel percorso tanto angusto e pericoloso, ma la prudenza, pensò, non è mai troppa in caso di necessità.
Per avere una visione più chiara dell'apertura, alzò la torcia verso l'alto.

Esaminando meglio la zona non trovò nulla che potesse facilitargli la salita ne nulla di particolare lì intorno. Illuminando al meglio possibile il cunicolo verticale notò che esso era piuttosto stretto, come quello in cui si trovava o forse anche un po' di più, cosa che insieme all'irregolarità della superficie rocciosa avrebbe reso piuttosto agevole un eventuale arrampicata anche ad uno scalatore insperto come lui.

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Ovviamente nel caso decidessi di esplorarlo sarebbe opportuno che durante l'arrampicata tu non ti portassi dietro lo zaino strapieno che hai con te.

"E' meglio dare un'occhiata per vedere dove porta questo cunicolo. Poi ritornerò per la mia strada..."
Appoggiò lo zaino a terra, vicino ad una sporgenza rocciosa di modo da occultarlo anche solo parzialmente, per poi cimentarsi nell'arrampicata.

La salita fu tanto agevole quanto si era aspettato, e il cunicolo risultò essere lungo appena una ventina di piedi. Salendo sentì un fetore di carne morta che divenne via via più forte, fino a quando non arrivò all'apice del cunicolo che sbucava nel mezzo di una piccola caverna stretta, poco più che un corridoio lungo una decina di passi. La torcia dell'agaro riusciva ad illuminarne in modo accettabile tutto l'ambiente: nell'estremità alla destra di dove l'agaro era sbucato si trovava un grande forziere di legno e metallo arrugginito ed intorno ad esso ammucchiate in modo disordinato qui e là negli anfratti della pavimentazione rocciosa vi erano molte monete, pietre luccicanti e monili. Già quel che vedeva era di certo una piccola fortuna, e se anche il forziere ne fosse stato pieno sarebbe stata un tesoro al di là delle sue capacità di immaginazione.
Ma quel che vide dall'altro lato era altrettanto curioso: tre grosse uova, ognuna grande quanto un palmo aperto, stavano poggiate sopra una coperta stesa su una specie di rialzo artificiale sistemate un 'nido' fatto si stoffe pesanti e pezzi di pelliccia.

Gii occhi sembravano riflettere il tenue bagliore che i preziosi a loro volta riflettevano dalla torcia, e la concentrazione sembrava vacillare contaminata da sogni di ricchezza. Cercò di portarsi interamente all'interno dell'incavo per poi darsi uno sguardo attorno, con più cura.

Una volta con i piedi ben saldi sulla solida roccia l'agaro esplorò con lo sguardo l'ambiente circostante: sparse sul pavimento vi erano più monete di quante ne potesse contare, rame, argento, e gli pareva che ce ne fossero almeno anche una o due d'oro, a occhio. Oltre quelle monete non a forma di disco ma quadrate con un foro nel mezzo apparentemente di bronzo, e poi altre di metallo grigio-scuro ed altre ancora nere che non aveva mai visto prima. Le pietre luccicanti erano meno delle monete, alcune azzurre come quelle che aveva lui, altre più sfacettate rosa o gialle. Probabilmente altre pietre erano nascoste dall'umidità e dalla polvere del pavimento.
Qui e là tra le monete vi erano anche dei medaglioni e l'agaro notò anche almeno tre braccialetti. Verso il fondo, quasi nascoste dalla mole del forziere, stavano due statue: una alta quasi due piedi ma di ferro e piuttosto arruginito ritraeva un guerriero in cotta di maglia che vittorioso calpestava un nemico alzando la spada al cielo. L'altra che pareva d'argento e sembrava in ottime condizioni, era alta appena un palmo e ritraeva un umano deforme (estremamente basso e tozzo) con indosso una armatura di piastre completa e protetto da un grosso scudo rettangolare.
Dall'altra parte, dove c'era la specie di nido e le tre uova il suo primo colpo d'occhio pareva aver colto tutti i dettagli, perché non notò null'altro salvo le uova, la coperta che copriva la bozza del pavimento su cui erano state poste e che pareva di buona fattura e gli avanzi di vestiti e pelli con cui era stato fatto il 'nido'.

Dopo essersi ripreso dall'impatto di quello straordinario spettacolo, il fetore di carne morta lo riportò violentemente al tenere i sensi all'erta. Si avvicinò quindi verso le uova per esaminarle meglio.

Il 'nido' era stato costruito con attenzione, ma quando l'agaro vi si avvicinò sfiorando la bozza del pavimento su cui erano posate questa cedette lievemente sotto il suo peso scricchiolando. Era evidente che sotto la coperta non vi era solida roccia. Delle tre uova due erano un po' più piccole, e tutte e tre erano di color bianco sporco con venature rossastre, più intense e frequenti nell'uovo più grande che negi altri due. Anche da vicino era evidente che se in quella parte di caverna c'era qualcos'altro non poteva che trovarsi nascosto sotto la coperta su cui erano poggiate le uova.

Si guardò attorno, in cerca di un angolo nelle pareti abbastanza spigoloso da poter appoggiare la torcia senza rischiare che questa potesse cadere. Poi si avvicinò nuovamente alle vuova, e alzarò il lenzuolo...

Le pareti erano tanto irregolari che Hvergelmirsen non ebbe molta difficoltà ad appoggiare la torcia senza farla spegnere. Alzando la coperta vide cosa c'era sotto: la coperta non poggiava su una sporgenza rocciosa o su un mucchio di pietre o di terreno, ma su un'ordinata catasta d'ossa: costole, femori, vertebre ed altre ossa meno identificabili erano ammonticchiate a decine l'una sull'altra. Sotto quella coperta ci dovevano essere i resti di più di dieci creature, alcune umanoidi altre chissà di quale specie.

Hvergelmirsen era sospettoso. Non gli piaceva questa vicinanza: un nido di chissà quale bestia vicino ad un baule stracolmo di ricchezze.
"Come un'esca..."

Nonostante tutto la sua avidità prevalse, e iniziò a sollevare il coperchio dello scrigno stando attendo al minimo rumore sospetto.

Il coperchio dello scrigno cigolo sinistramente quando l'agaro lo alzò: tirava da un lato, segno evidente che uno dei cardini, probabilmente indebolito dalla ruggine aveva ceduto ormai da tempo. Aprendo il forziere Hvergelmirsen fu molto colpito dal suo bieco contenuto: in esso facevano bella mostra di sé almeno una trentina di teschi, quasi tutti interi e perfettamente conservati: parecchi erano evidentemente di uomini, ma altri dall'apparenza più bestiale parevano di orchetti o di chissà quale altra razza. Ce ne erano altri di animali, probabilmente mucche o cavalli ma anche uno di un predatore con i canini lunghi un palmo e su un altro di forma oblunga, come se fosse di un rettile, spiccava una affilata cresta ossea.

Deluso da quel macabro contenuto, le sue incertezze vacillavano tra il raccimolare tutti i preziosi sparsi per terra per poi trasportarli più agevolmente all'interno del baule, oppure proseguire l'esplorazione della grotta.
Passarono diversi minuti, l'avarizia stava mettendo a dura prova la fermezza. Inoltre quelle uova non piacevano affatto a Hvergelmirsen: una madre ci sarebbe sicuramente stata!
"Non credo proprio possa essere quell'umanoide scaglioso che ho decapitato... Forse prima la trovo e prima potrò spostare con tranquillità queste meraviglie. Si, farò così!"
Oesservò bene il terreno roccioso in cerca di una qualunque traccia che possa essere stata d'indizio, prendendosi tutto il tempo necessario, per poi ridiscendere.

Buttando occasionalmente un occhio al foro nel pavimento da cui era entrato l'agaro si guardò attentamente intorno per un po' alla ricerca di tracce che potessero dargli qualche altro dettaglio o informazione, ma non ne trovò. Stava cercando vicino al forziere quando sentì un forte scricchiolio provenire dalle sue spalle e poi subito dopo il rumore di qualcosa che si spaccava, come se si fosse rotto un vaso o qualcosa di simile.

Si voltò di scatto, ma aveva intuito di cosa avesse potuto trattarsi
"Le uova...!"

Aveva ragione: l'uovo più grosso dei tre si era aperto e ne era appena uscita una lucertola grande poco meno del palmo di Hvergelmirsen. Il colore era diverso, aveva un che di mimetico, ma il muso piatto e gli occhi bianchi ed una certa diversita tra le zampe anteriori e quelle posteriori denotavano una qualche somiglianza con la creatura che l'agaro aveva ucciso nel cunicolo. Muovendosi lentamente come guardandosi intorno la lucertola girò il muso verso l'agaro e fece un verso dall'aria lamentosa che suonava come un 'gaa gaa'.

"Oh no, così attirerà tutti i parenti! E francamente non mi va di confrontarmi con più di due avversari simili a quello che ho fatto fuori prima..."
Decise di porre fine alla vita di quella inerme creatura appena nata, per poi usare la stessa atrocità spaccando tutte le altre uova.

Così fece. Il piccolo antro sopraelevato dove si trovava ridivenne silenzioso e pur tendendo l'orecchio l'agaro non sentiva nulla, nemmeno in lontananza. Era apparentemente di nuovo solo con ossa e ricchezze.

Si concesse ancora qualche secondo per una panoramica del luogo, onde cercare di stimare il tempo necessario a svuotare lo scrigno e riempirlo con le monete e i preziosi.

Fu un'idea saggia. Osservando con attenzione lo scrigno notò che la parte inferiore di legno era quasi marcia e buona parte dei tenenti completamente arruginita: se si fosse preso la briga di svuotarlo e riempirlo (in parte visto che era piuttosto grande) con le monete e i preziosi sul pavimento probabilmente il forziere si sarebbe sfasciato tra le mani non appena lo avesse provato ad alzare. Forse avrebbe fatto meglio a trovare un altro contenitore.

Passarono pochi secondi quando trovò una buona alternativa:
"La coperta!"
Si fiondò verso il nido e, cercando di non causare troppo rumore, ripulì dalle ossa e dal sangue il tessuto che custodiva le uova.
Successivamente lo stese e iniziò a riempirlo a mo' di sacco.

Così fece: la coperta risultò essere in buone condizioni a discapito dello scopo per cui era stata utilizzata fino a quel momento. Vi buttò dentro monete, pietre preziose e tutti i monili e gli anelli che trovò scavando con le mani nelle fessure del pavimento di roccia. Nessuno di essi lo colpì particolarmente, ma molti erano sporchi di terra bagnata o resi opachi dall'umidità. Una catalogazione era in quel momento al di là delle sue capacità, sia numeriche che temporali. Un oggetto però richiedeva una scelta: la statua del guerriero era sia molto pesante e rovinata dalla ruggine che dotata di spigoli acuminati che avrebbero potuto facilmente bucare la coperta facendo cadere il contenuto. Certo però che l'immagine che ritraeva era bella e marziale.

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Suppongo che il tuo PG voglia fare in fretta o sbaglio?