Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

L'acqua si increspò quando il medaglione vi finì dentro provocando varie piccole onde concentriche. Poi, quando la zona che si era increspata tornò tranquilla si illuminò e iniziò a riflettere un immagine, come quando Hvergelmirsen si bagnava nei torrenti delle sue terre e vedeva il suo viso riflettersi sull'acqua. Ma questa volta non era il suo viso, ne quella caverna che vedeva rifilessa nell'acqua, ma uno scorcio di alberi e collina e lui che si avvicinava ad una donna dai capelli rossi, bella ma dagli abiti rovinati, che si era seduta, senza fiato ai piedi di un'albero.
Dopo qualche momento l'immagine tremulò e scomparve. L'agaro notò che Besamon era sbiancato e anche la Voce aveva un espressione come turbata.
La donna parlò, una domanda per brevità e Besamon tradusse: "Hai mai visto la donna che è con te nella visione?"
Hvergelmirsen ne era sicuro, anche se le donne dai capelli rossi non erano rare nel suo popolo quella non l'aveva mai né conosciuta né vista in vita sua.

La Voce parlò a Besamon e questi poi spiegò, probabilmente aggiungendo anche qualcosa di sua iniziativa, all'agaro: "Quando noi giunguemmo in questo posto e scoprimmo il Santuario, alcuni di noi decisero di esplorare anche le altre grotte vicine. Un giovane, Dald, tornò al villaggio con una collana d'argento e un pugnale dal fodero intarsiato di pietre preziose, dicendo di averle trovate in una grotta che si trova a circa un migliaio di passi dal villaggio. Tornò a esplorarla il giorno successivo, ma non ritornò più al villaggio. Da allora varie persone sono scesi in quella grotta per cercare fortuna e aiutare il villaggio, ma nessuna di loro è mai tornata. La ragazza che hai visto, Ranoma, é una di loro ed è via da quasi un anno, cioè un ciclo di freddo e caldo."

"Ah!" Esclamò come per scrollarsi quel peso avvinghiatosi improvvisamente sulla sua mente.
"Quando io incontra lei io saluta lei per voi!"

Poi riprese i suoi toni seri:
"Io BASTA rimane qui!! Tu no da niente me, io va via! Io perde tempo qui!"
Hvergelmirsen si stava evidentemente irritando.

"Ma non capisci? - Besamon cercò di spiegare - quello che hai visto era il futuro... se tu e lei siete destinati ad incontrarvi, l'unico modo in cui può accadere è che tu vada alla grotta... non hai detto che cercavi cose costose? Beh da quello che disse Dald lì ce ne sono eccome!"

"TU no capire! Se quello è futuro, quello è futuro di tutte scelte io fa!"
Al chè Hvergelmirsen si avvicinò all'omuncolo e, con decisione, lo afferrò per il colletto, sollevandolo da terra.
"Io no eroe, io no salva! Io porta cavalli, io vuole cambio! O io uccide cavalli e continua mia strada."

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Provo ad intimidirlo 8)

L'uomo iniziò a gesticolare strabuzzando gli occhi paurosamente e anche la donna parve inquietarsi.
"Va bene va bene. Dicci cosa vuoi in cambio dei cavalli, e cercheremo di accontentarti."
Anche la donna parlò ma non pareva né spaventata né impensierita dal comportamento di Hvergelmirsen. Disse, nella lingua del baratto: "Nessuno chiede te di salvare nessuno. Ranoma fatto sue scelte. Dea dice solo che tu e lei essere insieme in futuro e noi offre te possibilità avverare. Forse tu non è coraggioso tanto da affrontare tenebre di caverna. Rubus dire tu uccidere cinque teste-di-cavallo, ma forse tu fortuna tu non mostra coraggio ora. Come tu pensa diventare ricco e grande? Con vendere di dodici cavalli?"

"Come tu FEMMINA dice ME io CONIGLIO????"
Hvergelmirsen non poteva accettare passivamente quell'affronto. Scagliò l'uomo a terra facendolo cadere per il sedere e tuonò verso di lui:
"DOVE e' posto!! TU DICE ME!"

"Besamon - esclamò la donna - mostrare lui"
L'uomo si rialzò dolorosamente e avviandosi verso l'ingresso della caverna disse: "Vieni, ti faccio vedere dov'è l'ingresso"

Dando una spallata alla femmina che aveva osato tanta arroganza verso un elitario esponente di sesso maschile, seguì l'uomo.
"Se fosse stata una donna del mio popolo le avrei riservato un trattamento speciale a base di frustate...!"

La donna accusò il colpo e barcollò ma non disse ne fece nulla. Besamon prese un paio di torce che erano appoggiate in una nicchia vicino all'ingresso poi guidò Hvergelmirsen attraverso il villaggio e poi oltre lungo uno stretto costone di roccia. Avevano da poco perso di vista le case del villaggio quando arrivarono a destinazione. Il sindaco entrò in uno stretto passaggio che si apriva nel fianco della montagna e fece luce con la torcia.
Era una caverna abbastanza angusta. Quasi al centro spuntava dal pavimento una grossa stalagmite a cui era legata saldamente una delle cime di una corda lunga e robusta che era arrotolata lì vicino.
L'agaro ne capì l'utilizzo quando Besamon illuminò con la torcia un abissale dislivello che tagliava la grotta trasversalmente. L'uomo prese la corda arrotolata e la buttò oltre il dislivello facendo attenzione che toccasse lo spigolo dell'abisso in un punto in cui questo era già levigato.
"Quella è la via..." disse soltanto indicando la corda e l'abisso, poi porse timidamente all'agaro sia la torcia accesa che le altre due che aveva portato dal santuario.

Senza proferir parola mise le torcie nello zaino, afferrò quella accesa ed iniziò a calarsi vero il dislivello roccioso.

Non era una discesa difficile, anche con una sola mano. Certo la risalita sarebbe stata più impegnativa, perché il peso sarebbe stato a suo sfavore e la parete di roccia sembrava piuttosto parca di appigli e a occhio anche un po' friabile.
Scese almeno una sessantina di passi e quando il braccio iniziava a stancarsi la torcia arrivò ad illuminare il suolo.
La parte di caverna a quel livello era molto più ampia e la torcia non arrivava a illuminarne i contorni. L'unica cosa che la torcia mostrava era che il suolo della grotta era punteggiato di grosse stalagmiti, alcune alte quasi quanto l'agaro. Un paio erano non lontane dal punto in cui la corda toccava il suolo, ma non tanto da minacciare la sua incolumità nell'atterraggio.

Quando credette di poter atterrare senza rischio, mollò la presa della corda. Una volta a terra, sfoderò l'ascia con la mano libera, per poi cercare di rendersi conto di come fosse strutturata quella gola.

Balzò a terra agilmente e il suono dei suoi stivali contro il pavimento roccioso parve rimbombare intorno a lui. Quel luogo era molto silenzioso, quasi troppo. Iniziò ad allontanarsi dalla parete da cui era sceso per esplorare la grotta in cui era arrivato. Fu quasi colto di sorpresa quando la torcia illuminò, ben più in alto della sua testa la punta di una stalattite arrivando vicino a scambiare quella figura che si era improvvisamente disegnata nell'aria per un animale volante. Ma era solo un lungo cono di pietra. Dovette spostarsi quasi 20 passi a sinistra prima di incontrare una delle pareti della grotta. Seguendola con lo sguardo vide, quasi nella penombra che ad almeno altri 20 passi più avanti ci doveva essere una rientranza che, forse, poteva essere un passaggio.

Procedette per quella direzione, cercando di fare meno rumore possille non tanto per non farsi notare -la luce avrebbe comunque compromesso l'intento- quanto per poter più facilmente captare ciò che avrebbe udito, sempre se avesse udito qualcosa.

Non udì nulla salvo l'occasionale rumore prodotto dalle gocce d'acqua che cadevano dalle stalattiti, segno che la grotta era piuttosto umida.
Arrivò fino a quello che in lontananza gli era parso un passaggio, ma che da vicino si rivelò essere un anfratto nemmeno molto profondo. Non era vuoto però: nell'angolo di sinistra vi era una zona in cui il pavimento di roccia era annerito e tutto intorno a questa vi erano dei sassi posizionati come a fare un focolare. Non vi era traccia però ne di legna ne di altro che potesse bruciare all'interno del semicerchio formato dai sassi e dalla parete di roccia.
Ciò che vide nell'angolo di destra era però ben più inquietante: c'erano numerose ossa, sicuramente umane o quantomeno umanoidi, spezzate per la maggior parte. Dal punto in cui era arrivato Hvergelmirsen poteva vedere un altra rientranza, che poteva essere tanto un passaggio quanto un'altro anfratto, a circa una dozzina di passi da dove si trovava ora. Oltre a quello intorno a sé vedeva solo qualche stalagmite.

Si avvicinò in prossimità dell'anfratto, appoggiò la schiena al muro e si mise ad ascoltare il silenzio nella speranza che gli sussurrasse qualcosa.

Per qualche respiro non udì nulla e nemmeno dopo, ma si accorse che una tenue corrente d'aria veniva da quell'anfratto, che, a differenza del precedente, era probabilmente un passaggio invece che una semplice nicchia di roccia.

Procedette quindi senza indugi, i sensi sempre allerta.
Si sentiva come un cacciatore e contemporaneamente una preda... e questa sensazione gli procurava una sorta di stimolante piacere.

Si mosse cautamente verso dove pensava ci fosse il passaggio ed effettivamente vide che in quel punto un passaggio di forma irregolare, largo circa 5 passi e alto quasi il doppio, si affacciava nella grande grotta che stava lentamente esplorando. Non poteva dire dove conducesse perché questo proseguiva quasi in linea retta fino a perdersi nell'oscurità oltre il cerchio di luce della sua torcia.
Mentre faceva luce nel passaggio qualcosa all'interno della grotta, vicino a una stalagmite a circa 10 passi da lui, la riflesse in modo strano attirando la sua attenzione.

"Che sia una pietra preziosa?"
Si avvicinò.

Appoggiate alla stalagmite trovo altre ossa, questa volta parte di un intero scheletro, ma sempre con quasi tutte le ossa del torace fracassate e privo di cranio. Vicino ad esso, conficcato nella stalagmite stessa vi era un moncone di spada mezzo arruginito. Dell'altro pezzo, in terra poco lontano dallo scheletro, si intravedeva l'elsa mezza nascosta dal terriccio.

"Ossa... ossa spezzate e sparpagliate... che qualcosa abbia sbranato il corpo e poi sparso gli avanzi? Non vedo rune, quindi non credo si sia effettuato qualche rituale oscuro..."
Ritornò quindi nel cunicolo, illuminando l'oscurità ivi regnante.

Seguendo il cunicolo Hvergelmirsen scese sempre di più nelle viscere della montagna perche questo si inclinava sempre più verso il basso. Il suolo non era però lineare e così l'agaro era costretto ad un faticoso saliscendi per superarne i dislivelli.
Dopo un tempo che gli parve infinito, il cunicolo sbucò in una grande cavità, non a livello del fondo di questa ma su una delle pareti. Se Hvergelmirsen fosse avanzato in modo frettoloso probabilmente sarebbe caduto per una ventina di passi fino al fondo della grotta, che ora invece, essendo stato non affrettato, stava osservando dall'estremità del cunicolo.
La discesa non pareva disagevole, ma per affrontarla in modo sicuro gli sarebbe servito avere sia luce che entrambe le mani libere.