Cronaca delle avventure di John Locke

Avanzarono fino a raggiungere la torre e si resero presto conto di quanto fosse particolare ed inconsueta la geografia di quella strana isola.
Il punto in cui si ergeva la torre era prossimo al margine di un dislivello, per cui oltre questo si poteva vedere il mare e il cielo sgombro, ma non era a picco sul mare in quanto lo separavano da questo tre terrazze di roccia degrandati che differivano per altezza circa 5-7 passi l'una dall'altra. Le prime due erano di forma vagamente rettangolare e non molto ampie (ma comunque superavano i 10 passi di larghezza) mentre la terza era di forma trapezoidale e molto più grande, quasi come la piazza di un villaggio.
Tutte le terrazze erano bordate da staccionate di legno alte circa un metro.
Avvicinandosi alla torre notarono subito l'uomo dagli abiti eleganti ma colorati che aveva fatto da banditore della compagnia. Stava discutendo con un uomo alto e robusto che indossava un coordinato di camicia e pantaloni grigi di lino con una fusciacca e un colletto a sbuffo di un bianco immacolato. Questi aveva tra le mani una tavoletta spalmata di cera e mentre il banditore parlava e indicava annotava alcune cose con aria attenta.
Erano troppo lontani per sentire le loro parole. Oltre i due non si vedeva nessuno né sulle tre terrazze né nei pressi della torre.

John fece ancora qualche passo fino a quando fù a portata di voce dai due uomini, nel mentre finse di stare mostrando ad Elaine il paesaggio conducendola per il braccio.

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Effettuo una prova di ascoltare

JOHN: tese al massimo le orecchie per ascoltare, dissimulando nel mentre indifferenza, ma non gli riuscì di afferrare nemmeno una parola.

Elaine si avvicinò rimanendo però con gli occhi spalancati di fronte a quella meravigliosa vista.
Dopodichè, ripresasi dal suo divagare di pensieri d'estasi si rivolse a John:
"Allora? Andiamo a chiedere?"

"Ho sì sì certo... andiamo" Disse John ancora tutto intento a tendere l'orecchio... ma visto che le parole non gli giungevano distinte era meglio avvicinarsi e chiedere direttamente.

Arrivò a circa cinque passi dai due uomini, poi con un'ampio gesto si tolse il cappello e fece un'inchino "Salve a voi signore, siete voi per caso il gestore del magnifico circo giunto in porto stamane" chiese all'uomo dagli abiti eleganti.

"Buongiorno nobile circense." Disse Elaine mentre compiva un inchino da vera dama di corte.

"Circo?" L'uomo sorrise giovialmente. "Volesse il Dio del Cielo che fossimo così numerosi e bene organizzati. No la mia è solo una modesta compagnia errante di intrattenimento. E io non ne sono il gestore. Diciamo che mi occupo dell'organizzazione. Il mio nome è Val di Vandere. Cosa posso fare per voi signor...e e signora?" concluse ricambiando l'inchino di Elaine.
L'altro tipo, quello con cui Val stava parlando si limitò ad osservare John e Elaine senza dire nulla.

John attese che il fiume di parole che la sua compagna aveva riversato sull' uomo finisse. Poi, toltosi il cappello, con un sorrisetto disse "Piacere io mi chiamo John... John Locke. E lei è madame Elaine. Il motivo della nostra presenza l'ha già spiegato esaurientemente la mia compagna"

Elaine guardò John e arrossì. Non credeva di aver inondato l'uomo con una così grande serie di parole...

L'uomo di spettacolo sorrise loro affabilmente.
"Valuto sempre con estremo piacere la possibilità che qualche altro membro entri a far parte della compagnia, anche se è la compagnia stessa poi che decide, democraticamente. Mi piacerebbe vedere che sapete fare, ma prima è bene che finisca di discutere i dettagli dell'organizzazione con il gentile carpentiere che è qui con me, in modo che si possa mettere al lavoro al più presto. Se volete potete aspettarmi, o se preferite o avete altri impegni possiamo rivederci tra un'ora alla locanda Guardamare e Sotterra che è qui vicino e dove siamo alloggiati."

John sorrise ad Elaine, era arrossita forse per le sue parole anche se in esse non era contenuta nessuna critica.
"Io dovrei andare un attimo al tempio di Gogun per rendere omaggio al ricordo di un amico. Hai voglia di accompagnarmi Elaine?"

"Volentieri. Allora facciamo tra un'ora alla locanda. A presto maestro di festeggiamenti." Elaine si profuse in un inchino e sivoltò per allontanarsi.

"Bene. Signora, signore a più tardi" rispose Val accompagnando un cortese gesto di mano in segno di commiato.
John ricordava che il tempio di Gogun si trovava nei pressi del Porticciolo delle Vergini.
Domandarono quindi nuovamente la via e vi arrivarono abbastanza rapidamente. La cosa sembrò un po' strana al giovane, visto che la Torre della Fiaccola non gli pareva poi dover essere molto lontana dalla Corte della Vecchia Miniera e che gli era stato detto che il porticciolo era invece molto lontano dalla corte e dalla taverna dove aveva incontrato Elaine. Non ne era sicuro però: quella città era un labirinto di strade e stradine.
Erano appena arrivati in uno slargo che, se avevano seguito correttamente le indicazioni, doveva essere quello antistante il porticciolo. Come al solito era circondato quasi completamente da edifici e al centro vi era, contornata da molte panche di pietra, una grande statua di pietra bianca che raffigurava una donna scalza con una fluente veste ma armata di spada e col viso completamente nascosto da un elmo simile a una barbuta.
Non ebbero nemmeno il tempo di guardarsi intorno per cercare quale edificio recasse il simbolo di Gogun che si trovarono davanti tre loschi figuri. Uno di fronte a loro e due ai fianchi. John aveva già visto e incontrato quello che avevano davanti.
"Nessuno prende in giro Jobb Due-Dita e la passa liscia straniero. Ora molla il baule e vattene, altrimenti..." lasciò chiaramente vedere che sotto il lungo mantello aveva una sciabola da duello ed era pronto ad estrarla. Anche i suoi due compari, facce da galera con vesti da quattro soldi e mantelli lisi, tenevano delle armi nascoste ma pronte all'uso, probabilmente delle mazze chiodate.

"Oh certo certo, che sbadato. Mi sono proprio dienticato del nostro colloquio, sai ho incontrato una graziosa fanciulla e ho seguito lei, se mi capisci la compagnia era migliore..." Alle parole John fece seguire un'occhiolino in direzione dell'uomo. Si era cacciato in una brutta situazione ma stava già progettando un piano. "Un'attimo e te lo dò subito" Disse facendo finta di trafficare con il bauletto,"Tieniti pronta". sussurrò alla ragazza nel mentre.
"Ecco prendilo è tu, ma non farci del male" Proruppe il pirata facendo finta di essere spaventato e porgendogli il bauletto.
In realtà però era calmo, con i muscoli pronti allo scatto.

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Appena si avvicina per prendere il bauletto uso il bacio della sirena (considero il tentativo di prendere il baule come un attacco e ovviamente uso lo stesso bauletto per la tecnica), poi estraggo la spada e faccio un passo indietro per proteggere Elaine.
Uso anche lo stile dell'ubriaco.

"Oddio! Che volete da noi?!" Elaine con la sua vena da attrice si finse impaurita e indifesa. Fece un accenno con lo sguardo in segno di intesa.
Arretrò di qualche passo e dopo essersi coperta parzialmente dietro John slacciò la custodia dell'ocarina nascosta sotto le vesti cercando di non farsi notare dai tre briganti.
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Appena i tre avanzi di latrina fanno una mossa falsa estraggo l'ocarina e tento una melodia difensiva o che mi faccia incutere terrore o che provochi un attacco inaspettato che ci dia il tempo di fare una mossa d'infilata.

L'avido farabutto protese le mani avanti per afferrare il baule, ma John scansò il suo tentativo di afferrarlo e piroettando sui tacchi gli impattò violentemente lo stesso sul profilo sinistro della viso sbalzando violentemente l'uomo in quella direzione. Il poveretto non fece però molta distanza in quanto impattò, sempre violentemente ma con l'altro lato della testa, anche contro il fianco di legno di un carro di passaggio dopo appena un paio di passi finendo lungo disteso, col volto sanguinante e privo di sensi.
I suoi due compari vedendo che il giovane aveva messo fuori combattimento la loro guida e che la ragazza stava per estrarre qualcosa, magari una pistola dopo essersi scambiati uno sguardo stupito si dileguarono in direzioni opposte.
Il carrettiere, a cui l'impatto non poteva essere sfuggito balzò giù dal carro imprecando e subito iniziò a farsi un capannello intorno a Jobb.

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PX John
Riflessi=2
Agilità=1
Combattere improvvisando=3

John guardò soddisfatto il bauletto, quasi quasi lo avrebbe sostituito alla sua spada penso divertito.
Ritornato alla realtà riflettè velocemente a come giustificare l'accaduto davanti a tutta quella gente. Decise che per una volta sarebbe rimasto sul semplice.
"Mi voleva derubare!" Esclamò rivolgendosi alla folla, si chinò e tastò i suoi vestiti per vedere se aveva del conio addosso.
Nel mentre sussurrò ad Elaine "Inventa qualcosa per disperderli"

Elaine rimase colpita dalla prodezza di John.
Ma ora lui attirava troppo l'attenzione.
Meditò su cosa potesse inventarsi per tirare fuori il pirata dagli sguardi curiosi della gente.
"Oh, non mi sento bene...Oddio, mi manca l'aria!Non respiro!" Urlò Elaine fingendo un mancamento. Dopodichè si fece cadere a terra come se fosse svenuta.

"Per gli dei!" "L'hanno aggredita?" "E' stata ferita?" "Largo, largo fatela respirare..." "levatevi di mezzo, sono un medico"
Una cacofonia di voci circondò Elaine e John si trovò dopo qualche momento ad essere il solo vicino a quello che tutti avevano bollato come un ladro non appena la loro attenzione era stata attirata altrove. Probabilmente questo genere di crimini dovevano essere all'ordine del giorno in un posto come l'Isola del Ferro. Solo il carrettiere e un paio di straccioni erano rimasti ad osservare Jobb. Un altro carro si fermò bruscamente dietro a quello che il ladro aveva preso a capocciate e il suo conduttore, probabilmente un macellaio, disse a voce alta: "Insomma! Volete sgombrare qui? C'è gente che deve lavorare!"
"Dai prendilo per i piedi e portiamolo a bordo strada" disse uno degli straccioni all'altro. John che ben conosceva la strada e i suoi frequentatori lo poteva tradurre in "Portiamolo a bordo strada e preniamogli tutto quel che possiamo." Indosso a Jobb trovò un sacchetto con quelcosa di duro e metallico dentro, ma non ebbe il tempo di indagare cosa fosse.
I due straccioni infatti si preparavano ad alzare il corpo ma lo osservavano come se attendessero il suo benestare, ma solo perché avevano notato che era armato.
Anche i due carrettieri parevano impazienti di risolvere l'incomodo.

Poco lontano in circondata da una cricca di curiosi, rumorosa ma compita Elaine sentì che qualcuno le aveva preso un polso e stava probabilmente cercando di controllare le sue condizioni.

John fece un cenno di assenso ai due straccioni, curandosi di nascondere nelle piege dei suoi vestiti il sacchetto trafugato.
Fatto ciò si fece largo tra la calga per raggiungere Elaine, che raccolse tra le braccia, cercando di non ridere chiese al medico "Come stà?"

"Il polso è piuttosto accelerato" rispose l'uomo che le stava vicino. Era vestito in modo piuttosto elegante e aveva una borsa di cuoio appoggiata vicino a sé. Il viso era largo con occhi neri affossati ma profondi e una chioma disordinata di capelli neri e grigi gli copriva il capo allungandosi anche in basette spesse e tanto lunghe da arrivare quasi ai margini della bocca. Tastò nuovamente il polso di Elaine. "Aiutatemi, è meglio che la portiamo un momento nel mio gabinetto, è qui vicino."
Alle sue spalle John sentì dire qualcuno con voce autoritaria: "LARGO! CIRCOLARE! NON C'E' NULLA DA VEDERE QUI!"
Con la coda dell'occhio notò l'arrivo di una pattuglia di guardie abbigliate e equipaggiate in modo identico a quelle che aveva visto nella taverna qualche ora prima.

Lo sguardo di John corse dalla pattuglia all'uomo, non aveva voglia di dare spiegazioni alle forze dell'ordine, quindi era meglio defilarsi alla svelta.
"Allora mi faccia strada.... alla svelta!" Disse rivolto al medico, "Continua a fingere" sussurrò ad Elaine mentre la prendeva in braccio e seguiva il medico.

Elaine si sentì sballottata a destra e a manca mentre John la raccoglieva e la portava verso l'ufficio del medico.
Continuò a fingere.

Il medico non aveva mentito. John non fece più di cinquanta passi che si infilarono in uno dei tanti portoni del serpentone di edifici che fiancheggiava la via prima che questa sfociasse nel largo. Oltre l'androne si trovava un'ampia corte completamente trasformata in giardino e circondata da un altro edificio a forma di U capovolta.
"Di qua!" Il medico imboccò però una piccola arcata che si trovava sotto l'androne stesso. Appena una decina di gradini. Mentre john si sforzava di raggiungerlo il medico aprì una porta di legno chiusa probabilmente a chiave e aiutò John per gli ultimi gradini. La stanza in cui erano entrati era un piccolo ambiente quadrato di circa cinque passi di lato arredato con due divanetti marroni di stoffa imbottita e sei sedie che fiancheggiavano, tre per lato una porta posta al centro della parete a cui erano addossate.
Adagiarono Elaine su uno dei divanetti che le risultò essere fortunatamente morbido poi il medico disse: "Aspettatemi un momento qui, vado a prenderle qualcosa..." e si diresse verso la porta chiusa armeggiando col suo mazzo di chiavi e dando le spalle a entrambi.