Cronaca delle avventure di John Locke

Risalire la scala portandosi dietro il forziere fu piuttosto faticoso, tanto che a John ritenne che non fosse di certo usata per trasportare il pescato o ciò che veniva estratto dalla miniera.
Arrivato in cima si trovò su un davanzale di nuda roccia largo almeno una ventina di jarde e che si dipanava sia a destra che a sinistra seguendo la linea di costa. Più o meno in corrispondenza dell'entrata della miniera c'erano i resti di una qualche sorta di macchinario o impalcatura di grosse dimensioni, ma del tutto in rovina.
In larghezza lo lo slargo era delimitato da delle impalcature di legno che reggevano robuste tele di canapa, simili a quelle di una vela ma ancor più spesse che nascondevano alla vista ciò che si trovava dietro di esse. Proprio di fronte alla scala però vi era uno spazio aperto in questa specie di muro di tele che rivelava un sentiero di terra battuta delimitato a destra e a sinistra da un basso muretto di pietra.

Sbuffando per la fatica, il giovane pirata imboccò il sentiero.
Da quanto aveva detto il marinaio gli era parso di capire che a breve avrebbe incontrato gente, molta gente. Sperava di ottenere informazioni su dove si trovasse il tempio di Gogun, o la corte traballante se non c'era niente di meglio nei paraggi.
E se per strada gli fosse capitato per le mani il borsello di qualcuno chi sarebbe stato lui per rifiutare un simil dono?
Continuò la marcia con un sorrisetto sulle labbra.

Camminando lungo il sentiero John notò subito che, riparate dai teli vi erano degli alberi da frutta, principalmente agrumi. Visto che l'Isola del Ferro era un punto di sosta per molte navi che, indipendentemente da verso quale continente erano dirette, avevano viaggiato a lungo prodotti come frutta e verdura fresca dovevano essere molto apprezzati e ricercati.
Il giovane ne ebbe una conferma, quando riparato sotto una tettoia di legno e comodamente seduto su una panchina anch'essa di legno stava un uomo con la faccia da farabutto con appoggiato sulle gambe un archibugio con la parte finale della canna a imbuto che nelle terre da dove veniva era spesso chiamato 'trombone' per la sua somiglianza con lo strumento musicale.
La tettoia e il suo occupante stavano nel terreno ma a meno di dieci passi dal muretto in modo da fornire al custode una buona visuale sia del sentiero che del muro di tele.
In lontananza, ad almeno un paio di centinaia di jarde di distanza, John scorgeva varie case di legno, molte delle quali a due piani che parevano fiancheggiare sia il frutteto che il sentiero, che forse più avanti diveniva una vera e propria strada.

John passò accanto al bravo toccandosi il cappello in segno di saluto, ma proseguì dritto senza prestargli molta attenzione, quello non era tipo da infastidire. Avrebbe chiesto informazioni in quel piccolo borgo che vedeva in lontananza sempre che qualcosa di interessante non avesse distolto prima la sua attenzione.

Il custode ricambiò con un cenno della testa il suo saluto silenzioso, ma oltre quello nemmeno lui gli presto grande attenzione. Con il baule che si portava dietro risultava essere un davvero improbabile ladro di frutta.
Superato il frutteto John si trovò ad un incrocio. Un altro sentiero, sempre in terra battuta ma più ampio di quello che aveva appena percorso dava accesso alle case che erano al limitare del campo. Queste erano quasi tutte piuttosto particolari come realizzazione: il legno con cui erano state costruite doveva provenire probabilmente dallo smantellamento di qualche imbarcazione perché le forme degli edifici erano spesso tondeggianti o vagamente curve.
Un'insegna posta nell'edificio alla sua destra, raffigurava un boccale schiumoso e sull'architrave della porta di ingresso si leggeva "POSTEGGIA DEI FRUTTETI" scritto malamente con della vernice rossa.
Oltre l'incrocio la strada si faceva più ampia e a John pareva che una jarda più avanti ci fosse anche una sorta di pavimentazione. Su una cosa il vecchio non aveva mentito. C'erano davvero molte abitazioni, ma a parte le prime che aveva scorto erano quasi tutte in pietra. C'erano anche varie persone che percorrevano la strada e il sentiero adiacente le case. Di ogni sorta di ceto e mestiere: al giovane parve di essere improvvisamente precipitato in una via secondaria di città dall'aperta campagna.

"ho giusto giusto la gola riarsa, un bicchierino mi darebbe un pò di pace" affermò più a se stesso che a qualcuno in particolare. Si diresse con calma verso la rozza locanda, mentre camminava cercava con lo sguardo possibili vittime da spennare tra i passanti indaffarati.

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Mi dirigo alla taverna però intanto cerco un possibile obbiettivo, se vedo una persona molto disattenta e che sembra possedere qualcosa provo a borseggiarla, ma solo se sembra un'impresa facile o di media difficoltà (la descrizione del modo in cui vorrei borseggiarla cambia in qualche modo la difficoltà della prova?)

John stava ancora guardando la taverna, quando ne uscì un giovane dai capelli scuri, abbigliato con pregiati abiti di velluto, ma dall'aria piuttosto ubriaca. Al suo fianco, pronti a sostenerlo c'erano due uomini dall'aria arcigna ma sobria, con indosso una livrea rossa e marrone con ricamata una torre rossa sul petto. Entrambi erano armati di spada e pistola.
Incamminandosi il giovane notò anche una giovane donna vestita come una popolana: casacca ed ampia gonna di stoffa, con in testa una gerla di vimini con dentro delle bottiglie scure. Un uomo che dirigiva un ciuco carico di legna da ardere abbigliato con un farsetto, camicia bianca e dei pantaloni di tela e gridava ogni dieci passi o giàù di lì "Legna per il camino, 5 ciocchi per una testa di rame!" Vicino al venditore di legna camminava un omone dalle braccia muscolose abbigliato con un pesante mantesino di cuoio stretto in vita da una cintura con vari sacchetti appesi e pantaloni dello stesso materiale. Sottobraccio portava un pettorale di piastre in acciaio su cui campeggiava una qualche decorazione floreale.
Osservando con fare distratto il pettorale John notò che poco oltre il tipo che la portava c'era un altro tizio, mingherlino e dai lineamenti affilati, anch'egli abbigliato con abiti di cuoio. Avevano osservato per un attimo lo stesso uomo, ma ora lui stava occhieggiando il baule di John in modo un po' troppo insistente. Alla cintura portava una borsa e un paio di daghe, una a destra e l'altra a sinistra.

Un sorrisetto spuntò sul volto di John, fece cenno all'uomo di avvicinarsi e per chiarire il concetto tirò fuori dalla cintura una moneta d'argento facendogli intendere che sarebbe stata sua se si fosse avvicinato per ascoltare.
Di sottocchio controllò se il giovane aristocratico ubriaco si potesse alleggerire senza allarmare le guardie, anche perchè non intendeva infastidire persone così ben armate.

Lo smilzo notò subito il gesto di John e si mosse rapidamente nella sua direzione. Nel mentre il giovane squadrò l'aristocratico, ma non gli notò indosso alcun oggetto che potesse contenere conio. Forse lo aveva tra le pieghe della veste. Aveva però una bella collana d'oro che aveva l'aria di essere di valore, ma probabilmente cercare di alleggerirgliela sarebbe stato pericoloso.
L'uomo che aveva invitato nel mentre gli era arrivato vicino. Aveva una faccia triangolare e un naso così appuntito che sembrava quello di un uccello esotico di cui però al momento a John sfuggiva il nome. "Salve straniero, mi chiamo Jobb, ti serve aiuto?" domandò il tizio accennando ad alzare il cappello piumato in cenno di saluto.

"Salve Jobb, Ti va di guadagnarti qualche moneta?" Chiese sicuro il pirata, "Devi solo farmi un favore, ho bisogno di un bravo scassinatore dalle dita sottili. Se la cosa ti interessa ci troviamo tra un'ora in questa taverna, se invece no allora noi non ci saremo mai visti" fece cenno di allontanarsi poi ricordando una cosa torno indietro.
"Già che ci siamo dammi un'indicazione, dove posso trovare un templio di Gogun?"

"Mi interessa. Penso di sapere a chi rivolgermi. Ci rivedremo alla taverna."
Quando John gli si riavvicinò lo guardò un po' sorpreso: "Un tempio del Viandante? Del Signore del Vento? Certo che ce ne è uno ed anche grande in un posto come l'Isola. E' nella piazza vicino al Porticciolo delle Vergini, ma è pressoché dall'altro lato dell'Isola. E' complicato da spiegare e anche piuttosto lontano. Se vuoi ti ci porto quando ci vediamo più tardi, dopo che mi avrai pagato ovviamente" e lasciò John con un sorriso ghignante.

Il pirata ricambiò il ghigno e osservò l'uomo allontanarsi, poi si diresse alla locanda. Aveva un'ora per rilassarsi e placare l'arsura della gola, non molto tempo ma se lo sarebbe fatto bastare.
Entrato si guardò intorno per valutare il locale e gli avventori presenti.

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Osservo appunto la locanda e gli avventori. Vorrei sapere a quanti punti ferita sono e come faccio a recuperarli (basta che dormo o mangio, o devo anche fasciarmi le ferite e usare pomate per esempio)

JOHN: Entrando nella taverna si sentì come se si fosse appena inoltrato in una brughiera. L'ambiente era, a dispetto dell'ora mattutina, fortemente fumoso e faceva pensare che il locale non chiudesse mai, conservando anche a prima mattina i fumi della precedente nottata di bagordi.
Stretta e lunga, la camera comune ospitava cinque tavoli messi in fila e addossati alla parete di sinistra, mentre sul lato destro un ampio bancone a L era circondato da un gran numero di sgabelli. Oltre a John e all'oste, un grassone con una camicia sudaticcia e un grembiule sudicio con una vistosa toppa sull'occhio destro, c'erano appena altri sei avventori. Quattro erano, viste le divise e i martelli-lucerna appoggiati al muro, delle guardie fuori servizio che stavano finendo di consumare uno spuntino annaffiato di birra. Gli altri due erano un uomo con una livrea nera e marrone e un mantello marrone che si stava intrattenendo e bevendo con una donna bionda dalla risata sguaiata ma dal corpo avvenente che indossava una gonna lunga di porporato e una casacca bianca i cui alamari erano sbottonati al limite del decenza la cui mano ogni tanto tastava con fare distratto un sacchetto che questi portava alla cintura il cui rumore indicava che il contenuto era conio. John sentì il suono di uno strumento musicale e aguzzando la vista notò, seduto sul bordo di una specie di podio nell'angolo più lontano della camera, quello che doveva essere un menestrello. L'ambiente fumoso gli impediva di vederlo bene però tant'é che ad un primo momento neppure si era accorto della sua presenza.

ELAINE: Stava provando alcuni accordi quandò notò un nuovo avventore entrare nel locale, mezzo nascosto dall'aria fumosa.

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Descrivetevi con un post ciascuno. Siate oggettivi, limitandovi al solo abbigliamento e aspetto fisico.

Elaine notò il forestiero.
Era vestita con dei pantaloni aderenti marrone scuro e una camicetta bordeax lasciata in parte scoperta da un gilet in pelle.
Una folta criniera rossiccio scuro le contornava il viso dalla carnagione olivastra e un ciuffo della stessa nascondeva uno dei suoi splendidi occhi verde smeraldo.
Smise di suonare per osservare meglio il forestiero e quando l'aria fumosa si diradò riuscì a vederlo distintamente.

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Spero che così vada bene...

Nel locale non c'era nulla che non si fosse aspettato, si sentiva come a casa in quell'ambiente a lui tanto familiare.
Il suo abbigliamento lo identificava facilmente come un pirata e un poco di buono.
Dagli stivali di cuoio, passando per gli sgargianti pantaloni alla zuava trattenuti in vita da una fusciacca rossa arrivando alla larga camicia di cotone con gilè coperto dal giubbotto di pelle lo rendevano un personaggio molto pittoresco.
La faccia incorniciata dai baffi, da una barba incolta e dai lunghi capelli neri faceva da cornice al ghigno che gli aleggiava sul volto, mentre gli occhi azzurri svegli e attenti esaminavano tutto attorno.
L'unica cosa inusuale nel locale era la musicista, la fissò negli occhi, c'era qualcosa in quella ragazza che lo incuriosiva, si sedette al bancone e ordinò del rum, poi si rivolse verso la strana figura e sollevò il tricorno in un cenno di saluto, un muta richiesta che cominciasse a suonare.
Era curioso......

Nessuno degli avventori parve prestare molta attenzione al nuovo venuto, segno che erano o piuttosto ubriachi o magari solo usi a vedere molti figuri di quel tipo. Giusto una delle guardie osservò con fare distratto il bauletto che John si stava trascinando dietro, ma non sembrò interessata ad approfondire la cosa.
L'oste piazzò un bicchiere di vetro opaco davanti a John e lo riempì. Poi lo avvisò: "Tre bicchieri sono 2 teste di rame, la bottiglia, se ti interessa, invece sono 5 teste."

John squadrò il rozzo oste, riflettendo sulla proposta.
"Prendo la bottiglia" sentenziò mettendo sul bancone le monete di rame, infastidito dalla presenza dell'oste si spostò su un tavolo leggermente più vicino alla suonatrice a cui continuava a prestare attenzione.

"Non sono del posto e sarei curioso si sentire una canzone di qui" Esordì l'uomo squadrando la donna davanti a lui, era molto bella però sentiva anche una sensazione pericolo che il suo istinto gli trasmetteva, quella sensuale creatura era capace di diventare molto pericolosa se voleva.
"Se poi sarai così gentile da unirti a me per un bicchiere te ne sarei grato"

Elaine sorrise all'uomo e si sedette sul vicino sgabello in legno.
"Ti intonerò la ballata della figliola del mediro".
Cominciò a suonare...Una melodia soffusa che avvolgeva il suo corpo stava incantando tutti i presenti...
Quando finì la strofa si avvicinò all'uome e con flebile voce disse:
"Ora offritemi da bere...E narratemi cosa vi porta in questo posto..."

Era rimasto deliziato dalla musica della ragazza, prese un bicchiere dal bancone e lo riempì con il liquido ambrato che gentilmente le passò.
"Quella non era musica normale se non mi sbaglio, ho sentito parlare della bellezza della musica bardica ma non avevo mai avuto la fortuna di sentirla" Il giovane concluse il pensiero e svuotò il bicchiere assaporandone il sapore.
"Cosa mi porta qui? Cosa spinge gli uomini a lasciare tutto e a tentare la fortuna nell'ignoto? Il brivido dell'avventura, la fama, l'oro? Io come molta altra gente qui, stò cerco il mio destino, anche se mi è ancora oscura la strada. Diciamo per semplicità che sono un forestiero giunto da poco sull'isola e che manca dei soldi necessari per continuare il viaggio verso Nuova Vanora. Mi presento sono John Locke e sono curioso di sapere qual'è la tua storia"

"E così anche tu ti diletti nell'arte del borseggio? interessante..... possiedi altre simili capacità?" John era curioso di conoscere meglio la persona che aveva davanti, si sarebbe potuta dimostrare molto utile.....
"il motivo per cui intendo andare a nuova Vanora è semplice, quella è la porta per un nuovo mondo di opportunità che permettono a gente come me e te di farsi un nome"
Il pirata sollevò il pesante baule e lo posizionò sul tavolo tra lui ed Elaine "Ma prima devo trovare un modo per aprire questo"

ELAINE: osservò bene il baule. Era solido, in legno e metallo, ma al posto dell'usuale serratura aveva sei dischi di metallo con incisi numeri da 0 a 9. Una classica serratura a combinazione numerica. Ogni disco aveva una sporgenza in corrispondenza di un certo numero e quando tutte le sporgenze erano ben allineate la serratura scattava. Di per se non era granché di sicurezza perché si poteva aprire con la forza come d'altronde qualsiasi altro tipo di serratura, ma di solito lo scatto della serratura serviva anche a disarmare qualche sorta di trappola o protezione che avrebbe impedito questo tipo di soluzione brutale.
Guardando la serratura non poté fare a meno di notare che il legno del forziere sembrava essere piuttosto gonfio d'acqua.

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Con "gonfio d'acqua" intendo quando il legno si bagna a tal punto da gonfiarsi. E' umido al tocco, ma non gocciola.